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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Quel che ha da suggerire alle eccezionali restrizioni l'allegra brigata del Decamerone

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 23 Febbraio 2020, 12:23pm

Tags: #la storia

Quel che ha da suggerire alle eccezionali restrizioni l'allegra brigata del Decamerone

Detto popolare: Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Su certi argomenti è meglio non scherzare. Solo che una buona regola di vita e di letteratura è smorzare i toni quando il climax è arrivato al suo massimo. Ed è proprio per questo motivo che ho pensato di fare esattamente a questo modo.

Dei santi, meglio non dire. In quanto ai fanti mi sovviene ora il fatto che il termine, poi rimasto in uso solo in guerra (che gioco non è mai) e poi nel gioco delle carte e degli scacchi, che del resto è una guerra che simulano, è nato certamente da un calco latino e poi ancor di più da un adottato francesismo. Cosicché il fante o il fantolino, come scrivono Dante e Boccaccio, è proprio un lattante o giù di lì.

Per estensione, lo sono diventati i pesci piccoli e gli imberbi, gli innocenti.

Procedo. Dunque, “A me medesimo – scrive Giovanni Boccaccio da Certaldo – incresce andarmi tanto tra tante miserie ravolgendo: per che, volendo omai lasciar stare quella parte di quelle che io acconciamente posso schivare (evitare ndr.), dico che, stando in questi termini la nostra città d’abitatori quasi vota, addivenne … etc”.

Ovviamente, grazie al cielo non siamo a questo punto e penso che mai vi giungeremo. Si era nel pieno della Peste Nera dell’anno 1348, in quel di Firenze. Le città erano quasi vote. E, come raccontava prima l’autore, la gente si evitava, dopo averle provate tutte, non ultime le funzioni religiose, i voti e le processioni.

Quelli che sono costretti all’isolamento ed alla quarantena, così come quelli che soli vivono per mille scelte o mille altre ragioni, non sempre cercate, si devono inevitabilmente porre il problema di come occuparlo quel tempo interminabile.

Oggi certo si ha a disposizione tutto l’ambaradan della tecnologia, dell’on demand, delle connessioni, o della semplice televisione. E poi giochi videogiochi e altre diavolerie.

C’è da sperare che si passi presto ad altro, stancandosene. Una buona lettura invece … Voglio dire che se proprio soli si dovesse stare e soprattutto chiusi ed impossibilitati a spostarsi, ecco che l’idea di un libro e di un novellare, raccontare, farsi raccontare, e leggere che in fondo è sempre lasciarsi sedurre da una narrazione, sarebbe un’occasione per qualche verso preziosa, sventura provvida almeno in questo senso.

“… nella venerabile chiesa di Santa Maria Novella, un martedì mattina, non essendovi quasi alcuna altra persona, uditi li divini ufici in abito lugubre quale a sì fatta stagione si richiedea, si ritrovarono sette giovani donne l’una a l’altra o per amistà o per vicinanza o per parentado congiunte, delle quali niuna il venti e ottesimo anno passato avea né era minor di diciotto …”.

Il resto della storia lo conoscete.

Sapete della cornice funzionale del Decamerone, delle giornate dedicate a questo o a quell’altro tema. Delle novelle, dei millanta argomenti e spunti che Boccaccio riesce a suggerire. Ed in genere è un bell’ascoltare. Mentre il tempo passa e così il morbo.

Che non suoni irridente, perché non vuole esserlo, ma, se si dovesse o dovesse esser poi incappati in queste restrizioni, augurando a ciascuno di noi la più felice delle soluzioni del caso, leggere, scrivere, parlare, raccontare, perché no?

Usare questo reo tempo per farne l’occasione per riprendersi il gusto di ascoltarsi, di leggersi e magari poi anche di lasciarsi, quando il tempo dell’isolamento sarà scaduto.

Se mi trovassi in questo stato – ma io sono di parte, perché lo faccio già in condizioni non eccezionali – è quello che farei. E quei racconti, sono certo, resterebbero per tutta la vita. Fatti, letti, ascoltati, esattamente quella volta là, in quella straordinaria occasione. Anche questo auspicabilmente da raccontare.

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