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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Pecunia non olet - Ad ogni tempo la sua speculazione

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 24 Febbraio 2020, 10:58am

Tags: #la storia

Paul Cezanne

Paul Cezanne

Per Treccani, l’origine dei termini Mercato Nero o Borsa Nera discende da quella Mano Nera, considerata a lungo come capostipite leader e garante del mercato clandestino e parallelo di beni, per i quali o fosse in corso una forte contrazione dell’offerta o fosse vietato la commercializzazione e lo scambio. Da cui la vendita sottobanco.

Il primo flashback - anche cinematografico, certo - che balza alla memoria riguarda il mercato nero dell’alcol nell’America del proibizionismo. Anche qui il legame “organizzazioni mafiose - commercio clandestino” è forte ed è immediato. I romanzi degli anni ruggenti ne offrono uno spaccato dorato rutilante ed insieme drammatico. Per il cinema, basterà tra tutti il capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America e la saga de Il Padrino. Ma la serie non finirebbe mai, se solo volessimo.

La seconda immagine, spesso oleografica e di maniera, richiama poi la Napoli di De Filippo, la città dei mercati clandestini di sigarette, il contrabbando. A questa immagine hanno attinto ampiamente letteratura, film, canzoni e pregiudizi che di Napoli hanno fatto quella macchietta dei vicoli e del Rione Sanità. Martone ne ha appena dato una sua chiave di lettura cinematografica. L’originale è sempre De Filippo.

Il mercato nero dei nostri giorni è quello dei farmaci dopanti, è quello dei petroli passati sottobanco per non pagare l’Iva ed essere venduti sottocosto, alleggeriti delle molte accise. Mentre, per chi ne avesse voglia, il mercato nero, la borsa nera, riguarda tutti quegli ambiti che ben riassume anche wikipedia: dalla prostituzione, alla tratta di esseri umani e organi; agli animali selvatici. I giorni correnti sono infine quelli dei farmaci da banco, disinfettanti, mascherine e gel, ormai introvabili in farmacia e venduti anche su amazon e nei canali (non nei vicoli tradizionali) della rete a prezzi che, come denunciano Codacons e le associazioni dei consumatori, sono straordinariamente alti.

Comunemente si parla di speculazione, che è poi lo stesso procedimento del mercato finanziario e dei titoli, laddove la speculazione, la bolla, è fatta ad arte e comunque non si pone alcuna questione morale e solidale. I farmaceutici oggi, parlo dei titoli, ad esempio, sarebbero un ottimo investimento.

Mascherine comunque, che normalmente costano 10 cent. l’una, sono vendute dai 3 euro in su; il gel a trenta euro.

La questione della solidarietà sui mercati di ogni tempo presi dalla psicosi dell’esaurimento scorte (vale anche per un titolo sopravvalutato e redditizio) è antica quanto il mondo. Nella storia del Medioevo nei testi che conosco di Le Goff (Civiltà medievale al tramonto) non si manca di descrivere le manovre speculative e i mercati clandestini in tempi di carestia. Persino le reliquie conoscono le oscillazioni e le fibrillazioni del mercato, per dire. I contadini però, in modo particolare, i grandi proprietari terrieri, i monaci stessi, nascondono o più eufemisticamente tesorizzano quanto hanno messo da parte e lo rivendono ai cittadini  affamati a prezzi esorbitanti, anche alle milizie, se queste non se ne impossessano con la violenza e la razzia.

La voracità di certi mercanti dell’emergenza e della disperazione è proverbiale e ricordo non solo di aver letto pagine e pagine sul tema, ma di averne sentito raccontare episodi concreti e direttamente vissuti anche dai miei nonni. E qui approdiamo agli anni del II Conflitto Mondiale.

Per avere della pessima farina, le donne si spogliavano di corredi preziosi che avevano a loro volta ereditato da mamme e nonne, cedendoli per un pugno di grano. La speculazione era scandalosa. Luzzatto Fegiz, leggo, ha dedicato un libro intero a quello che fu il “momento d’oro” del mercato nero, non solo alimentare, in Italia. Si tratta degli anni tra il 1940 ed il 1943, in particolare, perché da quel momento i sussidi statali, per quanto selettivi, finirono con l’esaurirsi e con l’essere insufficienti e l’economia di guerra impose le sue leggi: la borsa nera ed il mercato nero appunto. Cioè l’illegalità.

Più si cercano di controllare i mercati del resto, e più quella merce richiestissima (domanda superiore all’offerta) scompare. Almeno dai mercati ufficiali.

Essa riemerge invece in un mercato clandestino, oggi il web soprattutto.  A modalità cambiate, non muta però la sostanza di questa soluzione alternativa che si chiama comunque contrabbando e che nell’emergenza si ricominciano a intravvedere e riconoscere.

Con la fame (e con l’auri sacra fames), tutte le remore di carattere morale e spirituale tendono a sparire. Il soldo e il bisogno altrui accecano anche i migliori. Pecunia non olet. 

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