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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


SE UNA SERA D'AGOSTO A RIVEDERSI ANCORA ...

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 19 Agosto 2017, 10:53am

Tags: #la storia

SE UNA SERA D'AGOSTO A RIVEDERSI ANCORA ...

Una serata d’agosto trascorsa con i compagni del liceo ha il sapore delle cose che si vorrebbero dire e che non si dicono più, perché ormai è tardi: che senso avrebbe? Troppa esistenza è trascorsa e quelli che ti trovi di fronte sono altri uomini ed altre donne, solo con qualche vaga parvenza di quello che eravamo.

Personalmente mi ci sono preparato come se avessi un discorso interrotto da riprendere.

Poi, di fronte a tutti, non sai come ti sia potuta venire in testa una cosa del genere. E’ che le cose ce le dobbiamo perdonare.

E’ che non siamo stati noi, non proprio quel che siamo. E in fin dei conti, nei più, devi apprezzare lo sforzo non di tacere, ma di riprendere da come eravamo rimasti: allora. Lasciamo perdere se bene o se male.

Mi va di concederci tutti, il beneficio del dubbio e della misericordia: quello che non abbiamo capito, per lo più proprio non lo potevamo capire. Che cosa hai fatto negli ultimi trent’anni? Ho avuto figli mogli e compagne, matrimoni andati in frantumi – sai, succede! – e ho cambiato lavoro ed amici. Ho continuato a suonare il piano. Ma non facevi l’insegnante d’italiano? E com’è che adesso invece? Non avverto neppure la fatica di dover spiegare. Diciamo appena un po’ e il resto lo lasciamo immaginare. A che servirebbe parlare? Parlano i volti, quelle rughe, i sorrisi imbarazzati, gli abbracci a cui a fatica non riusciamo a sottrarci e che in fin dei conti invece sono una liberazione. Chissà quando del resto avremo modo di rivederci ancora! Chissà quando ci ritroveremo ancora a contarci! Manca solo il registro delle presenze: presente! Presente! Assente ingiustificato. Ha cambiato classe ed ambiente. Ha sposato un aristocratico e se n’è andata in Scozia a scrivere poesie. Assente e deceduto!

E lo si dice come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Come lo è, difatti.

Solo che non ci siamo ancora abituati.

Le battute sono cambiate nel frattempo. Le prese in giro. Persino il tono delle risate. In mezzo c’è passata la vita come un fulmine e come un uragano. In fondo se gli vuoi bene, è perché sono tra i pochi che sanno da dov’è che tutto è incominciato. E forse è lo stesso motivo per cui li hai cercati così poco.

Ieri sera, a vespro, mi è capitato di pregare anche per loro, per così dire, per noi come insieme, intendo: per quei ragazzi che siamo stati. Per gli uomini e le donne che siamo diventati.

E che inevitabilmente non conosciamo. Arrivederci ragazzi! – diceva un film francese di Malle.

La giovinezza è un’altra cosa e non si impara sui banchi della scuola. E’ questo che mi sento di dire, ora.

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