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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


CUSTODI

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Agosto 2017, 16:50pm

Tags: #preghiere

CUSTODI

Ma voi non fatevi chiamare “Rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli.

E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. (Mat 23, 8-9)

Sembrerebbe che il discorso sul padre intrapreso ieri su queste pagine abbia un suo seguito naturale e provvidenziale, per così dire. Oggi la Liturgia ci propone queste riflessioni sul tema.

Mi sono trovato a pensare altro. Al fatto che a quella paternità (e o maternità) si ispirerebbe o dovrebbe farlo ogni paternità/ umana.

Intendo dire che è come se quella putatività di cui diciamo per Giuseppe nei confronti di Gesù (e che da bambino non capivo …), fosse la medesima condizione universale richiesta a ciascuno di noi, nel ruolo di padre e madre.

Che, se il Padre è uno e i padri e le madri naturali siamo noi, a noi sarebbe chiesto “solo” di custodire, non di spadroneggiare, ciò che non ci appartiene, non proprio e non del tutto. L’uomo cioè, ogni uomo, non può rivendicare la proprietà sulle cose e sulle persone. Tutto ci è dato in custodia: il mondo, le creature, la Natura, i figli, la nostra intelligenza persino, la nostra vita.

Il Padre è davvero un altro.

E ai nostri figli non possiamo imporre un’obbedienza cieca e scelte che non condividono: essi semplicemente non ci appartengono. Dobbiamo solo custodirne l’integrità e le condizioni perché siano felici.

Non sapevate che ero venuto per fare la volontà del Padre mio? – dice altrove Gesù ancora ragazzino, eppure consapevole della natura di ogni esistenza.

A seguire, pensando a domani (noi ricordiamo santa Monica, madre di Agostino) e a quelle lacrime, intendo quella sollecitudine; dico che ci sono certe maternità e certe paternità che molto si avvicinano a questo modello di custodia.

Monica che non sogna “figli tutti per sé” e neppure scalate sociali o percorsi di successo per il suo Agostino. Vuole ciò che sia meglio per lui. Che riconosca quella Paternità.

E che alla sua maternità sia riconosciuto il ruolo di chi ha custodito ciò che le era stato assegnato perché non andasse perduto.

Tutti i rapporti umani maturi, per l’altro non possono desiderare altro che non si senta abbandonato, pur appartenendo ad Altro ed essendo “solo” di questo Altro una sua creatura.   

Angelo di Dio,

che sei il mio custode,

illumina,

custodisci,

reggi e governa me,

che ti fui affidato dalla Pietà celeste.

 

 

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