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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Insegnaci a contare i nostri giorni - e a fare un bel respiro

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 8 Gennaio 2022, 16:06pm

Tags: #unica, #preghiere

Insegnaci a contare i nostri giorni - e a fare un bel respiro

Seguo una suggestione del mattino: “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio”. Questo versetto del salmo 89 a me sembra che possa essere letto da diverse e in apparenza contrapposte prospettive. In fondo non sembra parlare un linguaggio molto diverso né dalle indicazioni del libro di Qoelet, quando, descritta la vanità di tutto, si incoraggia a cogliere il piacere di ogni giorno e della giovinezza, prima che tutto sia muto e nulla più parli di noi, né parli al nostro cuore, finale del libro peraltro lirico e bellissimo, per quanto malinconico; sia a quel carpe diem oraziano e prima ancora epicureo che è tutt’altro che un invito ad essere superficiali e spensierati: semmai è un richiamo bonario alla saggezza, alla medietà, al saper godere delle piccole cose che ogni giorno propone.

Quest’ultima lettura, per quanto semplificata e volgarizzata, mi sembra che sia quella rimasta più saldamente nel modo di sentire popolare. “La vita è un mozzico” - si dice a Roma. Che è come dire “non sprecarlo, non sputarlo via”.

In realtà, il versetto del salmo è inserito in un contesto apparentemente diverso: “gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma sono tutti fatica e delusione. Passano presto e noi voliamo via” – viene ribadito. Da qui la preghiera: “insegnaci a tener conto di tutto questo”.

Saper contare i propri giorni è una grande conquista, relativizzare le proprie esistenze, bisogni e beni, ricchezze, di ogni tipo intendo. Nulla è per sempre e il tempo che ci è dato vale molto più delle cose che ce lo fanno perdere, cioè ce ne fanno smarrire il gusto.

E’ per questo – ritengo – che nei Vangeli vengano pronunciate frasi del tipo “se quella mano ti è di scandalo, tagliala: se quell’occhio ti è di scandalo, cavalo via”, che non mi sembra esattamente ciò che ci viene suggerito, alla dottrina. Ci è di scandalo ciò che ci impedisce di vivere in pienezza, cioè con serenità.

La prima cosa è considerare - e non sconsolatamente - quanto siamo; quanto duriamo sulla scena del mondo e delle sue preoccupazioni. Tutto ciò che ci impedisce di prendere le misure è in effetti di scandalo, cioè ci fa inciampare nella tristezza e nel risentimento. Mi sembra che sia così.

Se il desiderio - e qui pure il buon Epicuro aveva intuito - è superiore alla tua capacità di godere di quel che hai e vivi, quello ti è di scandalo, cioè di ostacolo. Il che non significa che ogni desiderio vada spento. Il primo infatti è: “voglio imparare a contare i miei giorni”; ad avere consapevolezza che non mi è dato un tempo non infinito per essere contento. Tutto il resto credo che venga a cascata, di conseguenza.

Così mi piacerebbe cominciare ogni mia giornata e ricordarmi di essere aiutato a contare i miei giorni. Niente di più. Io penso che non solo a Dio o a qualche ente superiore vada rivolta la domanda. Bisogna che tutto ciò che ci circonda e ci sollecita, fatti e persone, amici e non, siano uno stimolo ed una provocazione da raccogliere a dare la giusta dimensione ad ogni cosa. Lo è senz’altro la bellezza, in ogni sua forma, non solo perché la bellezza relativizza il “nostro” tempo individuale, cioè si pone al di qua e al di là di esso e di ogni singola vita, ma perché la bellezza è piacere puro del momento e proiezione verso un’eternità tangibile.

Non sta a me né ad altri definire cosa sia bello e cosa non lo sia. Sicuramente il bello sarà molto vicino al buono, nel senso che è molto vicino a ciò che ci offre la dimensione delle cose e le fa apparire – il che ci dà piacere e serenità - per quello che sono: poco durevoli in genere, e anche di impedimento.

I latini dicevano che verum e bonum convertuntur. Io direi Pulchrum et Bonum. “Pulchrum est” prendersi il piacere e la grande libertà di guardare molte cose a distanza. Sono inciampi quasi tutti, sulla strada per la consapevolezza e la tranquillità.

Questo credo aiuti ad impedire alla vita di essere faticosa e deludente, come scrive il salmista.

Guardo sempre con sospetto a chi vuol far credere che sia sano guardare all’esistenza come a una condanna ai lavori forzati. Anche questi infatti sono di scandalo e d’impedimento. Ove possibile, non vanno ricercati. E se “fata volentes ducunt, et nolentes trahunt”, se le cose che conducono per mano chi le asseconda e trascinano via chi si oppone ad esse, proprio facili non dovessero essere, tra una cornice e l’altra di codesto Purgatorio, “please, take e breath”, fate un bel respiro ogni tanto! Anche questo può essere bello e buono, diciamo ...

Del respiro, dico; non proprio di tutto il resto …

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