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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Il santo di Flaubert

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 22 Ottobre 2021, 18:13pm

Tags: #la storia, #recensioni

Il santo di Flaubert

Se l’attore ottuagenario Eros Pagni sta portando in scena la notte celebre dell’Innominato, edita a suo tempo da Manzoni con un trasparente intento edificante, le storie delle grandi conversioni – che sono sempre delle belle e commoventi epopee – non mancano di affascinare sorprendentemente neppure uno dei grandi della letteratura francese della seconda metà dell’Ottocento francese. Parlo di Gustave Flaubert, di cui certo sono più note L’educazione sentimentale e la Madame Bovary, le quali certo all’epoca non furono considerato opere da novizie.

Si arruolò in una brigata di mercenari di passaggio. Conobbe la fame, la sete, le febbri e i pidocchi. Si abituò al fracasso delle mischie, alla vista dei moribondi. Il vento conciò la sua pelle. Le sue membra si indurirono al contatto delle armature; e poiché egli era molto forte, coraggioso, temperante, accorto ottenne senza difficoltà il comando di una compagnia.

Questo è parte dell’antefatto. Perché Giuliano, questo il nome del protagonista, si era già reso protagonista di cacce selvagge e di azioni deplorevoli. Aveva ucciso i genitori addirittura, selvaggio e come in preda ad un possesso diabolico. Infine con durissime penitenze si guadagna la gloria del cielo (sic!).

Il nostro armigero – i cui esiti ricordano il modello paolino e fanno riemergere le immagini del De Niro di Mission – Grazie al favore divino la scampò sempre, poiché proteggeva la gente di chiesa, gli orfani, le vedove e principalmente i vecchi. Pentito … se ne andò mendicando la vita per il mondo. Tendeva la mano ai cavalieri sulle strade […] per spirito di umiltà raccontava la sua storia[….] Ricercò luoghi solitari … Un po’ come il dantesco Romeo di Villanova …

La leggenda di San Giuliano l’Ospitaliere, nota all’autore della signora Bovary, ha una radice popolare ed esemplare. Potremmo azzardare che per Flaubert si tratti di poco più di un gioco di scuola (e almeno stilisticamente lo è, con arcaismi e raffinatezze linguistiche di vario tipo).

Ma va pure aggiunto che di parabole come queste è ricca da sempre – fin dal prototipo del centurione del Vangelo per non dire dei romanzi alla Quo Vadis - il calendario di tutti i cristiani.

Dai medievali, tanti (il primo che ricordo è Bernardo Tolomei, ma in fondo anche Francesco ha un passato da soldato alle spalle ed una breve residenza in prigione, a Perugia); a Ignazio di Loyola. Come se quella disciplina e quello stile quasi fossero propedeutici a questa visione agonistica e pugnace della fede: da difendere e da sorvegliare come una sentinella fin sul far del mattino.       

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