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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Tenetevi stretti a giudicare

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 3 Agosto 2020, 04:28am

Tags: #versi

Pesci rossi - Henri Matisse (1912)

Pesci rossi - Henri Matisse (1912)

Affacciato al davanzale, in queste ultime ore della notte, stamani cioè, mi sembra di rivedere tutte le volte che, con i gomiti appoggiati sulla soglia, mi sono affacciato giù, a guardare di sotto. E’ un gesto con cui non si intende vedere niente. Ci si bea dello starsene su. Penso alle finestre delle case che ho abitato; a quelle degli alberghi in cui mi sono fermato. Sotto, passa sempre un’altra vita.

Ieri sera rileggevo, in questo silenzio inaspettato, i consueti versi di Dante che sto portando avanti; un po’ per piacere, ed un po’ per dovere, perché c’è un programma da portare a termine.

In fondo, sono stato fortunato, perché ho scoperto passi che non conoscevo o che avevo dimenticato e mi sono persino commosso, con pudore, per quello che leggevo: “E voi, mortali, tenetevi stretti a giudicar: ché noi, che Dio vedemo, non conosciamo ancor tutti li eletti; ed ènne dolce così fatto scemo, perché il ben nostro in questo ben s’affina, che quel che vole Iddio, e noi volemo”. In questa conoscenza imperfetta (scemo) dell’altro, la nostra beatitudine si perfeziona, così che vogliamo (e vediamo) ciò che Dio vuole. Perciò non giudicate fuori del tempo, state stretti, siate prudenti, non trinciate giudizi! Che è esattamente il contrario di ciò a cui siamo abituati.

L’eroe troiano Rifeo sta tra gi spiriti giusti per avere sempre seguito la drittura, la giustizia. E questo è quel che conta. La verità è che quel che sta nel cuore e nelle motivazioni di ciascuno non è noto né evidente ai più e c’è molto bene che non vediamo. E molto, oltre la dottrina.

Applicassimo il principio al nostro modo di guardare dal davanzale, non daremmo nulla per scontato, e la distanza – tanta – con cui non distinguiamo i contorni ed i particolari, ci aiuterebbe a pensare a tutta drittura che non vediamo. Ciò che ce lo insegna già solo tenendoci stretti, ci aiuterebbe a non condannare. Udir mi parve (allora) un mormore di fiume che scende chiaro giù di pietra in pietra, mostrando l’ubertà del suo cacume. I versi appartengono al XX canto del Paradiso.

Fuori c'è ancora una civetta che sghignazza. A quest'ora ...

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