Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

la voce di simeone

la voce di simeone

cultura e spiritualità


U' ben s'impingua

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 4 Giugno 2020, 10:28am

Tags: #versi

U' ben s'impingua

U' ben s’impingua se non si vaneggia. Lo dice il Tommaso d’Aquino dantesco nei canti X e XI del Paradiso. E l’espressione si potrebbe declinare in molti modi differenti e in diverse realtà. La prima è ovviamente storica e letterale. Tommaso si riferisce alla scuola domenicana, a quella precisa sequela che garantirebbe conoscenza e sapienza pari a quella di Salomone, di cui infatti non nacque il secondo, cioè nessuno come lui, sapiente per antonomasia. Molte vivande ghiotte però sono apparse nel frattempo sulla tavola dei mendicanti e dei poverelli.

Le altre letture dell’u’ ben s’impingua sono più generalmente riferibili a tutti gli emuli ed i seguaci dei fondatori, tenersi stretti ai quali è sempre una impresa improba perché il paragone è inevitabile ed impietoso. Con il rischio costante di essere accusati di aver tradito lo spirito originario. Non è meglio fare ex novo?

Nell’epopea dei fondatori, l’uno dopo l’altro si fanno trascinare dall’entusiasmo e dall’impeto di fare da alter christi, anche loro (qui il modello è Francesco). Si scalza Egidio, si scalza Silvestro, dopo che il venerabile Bernardo … Perché il maestro è ancora vivo e presente. Come si fa a resistergli? Doveva avere un gran carisma Francesco. (una delle cose più commoventi della Basilica di Assisi è il nome dei primi frati messi a corona delle pietre della cripta attorno al loro ispiratore).

Il problema è sempre il dopo. E a distanza di pochi anni, rigorosi e rilassati già si dividevano spoglie ed eredità. E’ questo il messaggio legato ai riferimenti a Ubertino da Casale e Matteo d’Acquasparta.

Ci è stata trasmessa una visione ideale di questa storia, indubbiamente, molta favolistica, nei toni più ancora che nei contenuti. Nella cornice iconografica. I versi che ne descrivono gli scenari sono quelli di una storia leggendaria, fra Tupino e Nocera con Gualdo, Assisi/Ascesi, Perugia e la guerra fratricida, il clima del Subasio; il crudo sasso intra Tevere ed Arno, la Verna sono dunque quelli di un cammeo inciso tra il non tempo e il non luogo, un’Arcadia insomma. La storia di Francesco (Tommaso da Celano e Bonaventura le fonti) è quella delle “legendae” scritte in suo onore e nel costume del panegirico. I luoghi sono il presepe della natività di un altro sol oriens. Il rischio (calcolato) di esserne ammaliati e fuorviati è concreto. E così accade. Così come suona l’insistita apologia di Madonna Povertà.

Sono gli aspetti della riforma e del fenomeno degli ordini mendicanti più caduchi e retorici, pittoreschi non solo giotteschi, i più noti e quelli che catturano per primi.

Col tempo diventerebbe doverosa un’osservazione meno ingenua della lectio e dell’età francescana, che mettono in evidenza molte altre cose tra l’altro.

Il dittico medievale, XI e XII del Paradiso, sono un tributo pagato a quel gusto, alla fede popolare, ai grandi movimenti spirituali di massa. Paradossalmente il tono qui diventa meno solenne, teologico e dottrinale: è divulgativo. Da studente universitario con una vaga vocazione alla spiritualità, queste pagine incantano. Da adulti, si prova a dare un’altra dimensione, più articolata e ragionata al successo di quei movimenti, alla loro capacità di essere una risposta credibile e attuale alla società di cui sono stati compiuta espressione.    

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti