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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Viae Crucis come tableaux vivants

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 28 Febbraio 2020, 19:50pm

Tags: #la storia, #recensioni

Viae Crucis come tableaux vivants

Il primo venerdì della Quaresima cattolica (gli ortodossi ne hanno più d’una) segna il ritorno della pratica devozionale, una volta artistica e teatrale, della Via Crucis.

Può piacere o meno, specie nella sua veste fortemente penitenziale, melodrammatica, o invece sociologica o solidale – nelle riflessioni e nei commenti - secondo gli sviluppi e le tendenze, le urgenze storiche e del momento che essa ha conosciuto. Che si tratti di una catechesi fortemente visualizzata, come di un racconto fatto con l’ausilio delle immagini, come accade per i libri per l’infanzia e con l’arte dei cartoon (la radice è la stessa, si parla infatti in origine di tableaux vivants) è assicurata.

Una forma ancora più “a portata di mano” rispetto alle catechesi fatte sulle vetrate istoriate che infatti appartengono per lo più ad una fase storica e ad un movimento, monastico, colto, benedettino, cluniacense, in cornice gotica, sicuramente più raffinato, diciamo pure di una religiosità più alta.

E difatti qui si tratta di drammatizzazione divulgativa vera e propria. La matrice è popolare, come lo è in origine il teatro, che ha la gente, il popolo come destinatario, in origine; ed anche una matrice religiosa e catartica. E non a caso, come nel caso dei presepi, che sono una creazione strettamente francescana, così per il racconto della passione, fatto per stazioni della Via della Croce, molto si spese la spiritualità dei seguaci del santo di Assisi.

Che poi vi siano aggiunte legate al gusto controriformistico e barocco, con quella fede sanguinolenta, teatrale, orrorifica e cupa, colpevolizzante, è un altro dato di fatto. Non a caso uno dei motivi e delle stazioni della Via Crucis riprende il tema simbolico del cuore di Maria  trafitto di spade (profezia del vecchio Simeone che, incontrandola alla Presentazione, ne profetizza che il cuore sarà trafitto da spade e dolori).

Nella Via Crucis è alla quarta stazione.

Nell’iconografia secentesca (a partire da essa) è il cuore dell’Addolorata, spesso ritratto in assenza del busto di lei (come accade per quello di Gesù), che ben riassume quel genere di religiosità a cui volevamo riferirci.  Spesso contestata.

Margherita Maria Alacoque del resto che è tra quelle che sostengono e diffondono, raccomandano il culto del Sacro Cuore, appartiene alla stessa età. Mentre i crocifissi di quei secoli sono quelli iper-realistici che molto puntano su di una sorta di effetto choc.

Appartengono alla stessa categoria – neanche a dirlo - il Pianto della Madonna, sempre di ambiente francescano, che descrive allo stesso modo il Figlio di lei anciso; o i numerosi laudari, tutti nati con la finalità della rappresentazione sacra corale, a fine penitenziale e di edificazione spirituale (un cuore affranto e pentito tu Dio non disprezzi – scrive il salmista).

Tra i laudari più antichi in cui il tema della Via della Croce e la rappresentazione della Passione è centrale, si ricordano quelli delle Compagnie, delle Confraternite, degli Umiliati, dei Battenti. Tra questi, pochi i nomi che emergono dei loro autori (il motivo è la stessa umiltà che si vuole affermare tacendone persino il nome). Uno è quello di Bianco da Siena. E naturalmente di Jacopone.

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