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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Il fascino sinistro di un vascello fantasma

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 20 Febbraio 2020, 17:38pm

Tags: #la storia, #recensioni

Il fascino sinistro di un vascello fantasma

Se non suonasse sinistro e di cattivo gusto, vorrei dire che i continui riferimenti in cronaca di questi giorni alle navi “infette” (sic!) in giro per l’Estremo Oriente, mi riportava alla memoria quello che è stato a lungo una specie di topos letterario, trovando esso un posto ben consolidato nell’immaginario del lettore, quello cioè del vascello fantasma.

Ora in quarantena e impedito ad attraccare fino a che il contagio non si sia esaurito o che l’equipaggio non sia del tutto sfinito. Ora abbandonato al proprio destino, fino all’inedia, alla violenza fratricida, al cannibalismo.

Da Joseph Conrad in poi, Cuore di Tenebra, Tifone, La Linea d'ombra, il materiale non manca. E in ogni caso la letteratura di navigazione, che oggi forse non va più di moda perché esistono vie più veloci per l’avventura, per la nostra epoca, non manca di queste descrizioni.

A volte i vascelli restano a galla e alla deriva in qualche angolo isolato dal mondo, e ci si imbatte in essi, solo navigando, alle estremità dell’universo terracqueo, mentre dal ponte si distingue ancora la sagoma di quel che resta dell’equipaggio e di quel che ne è stato.

Essi sono come una maledizione ed una premonizione. Più del carretto del monatto. E sono un monito per quelli che ritengono di essere scampati.

Tutto ciò è ovviamente enormemente più drammatico e funesto di quel che abbiamo visto e letto tra Princess e Westerdam, tra Giappone e Cambogia. Ma siccome alle immagini è difficile mettere argini e freni, ecco che la cronaca mi riportava indietro. A quel che avevo letto. E non sempre frutto di pura fantasia.

Agli ammutinamenti interpretati da Brando per esempio ed a vicende più o meno lontane, documentate anche nell’ultimo conflitto mondiale. Per tacere infine di quel che sappiamo e non sappiamo, vediamo e facciamo finta di non vedere nel Mediterraneo mare nostro tra immigrati disperati, tenuti al largo e lasciati affondare, in mezzo ad acque di cui si contesta la pertinenza e l’appartenenza.

Mare di nessuno. E contagio di tutti.

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