Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

la voce di simeone

la voce di simeone

cultura e spiritualità


Gli anniversari del '20, cifra tonda (mica tanto!)

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Ottobre 2019, 18:20pm

Tags: #la storia

Gli anniversari del '20, cifra tonda (mica tanto!)
Gli anniversari del '20, cifra tonda (mica tanto!)

Cent’anni. Ho appena fatto la proposta all’editore, di ricordarlo questo 2020 che verrà, alle porte ormai, due volte 20 nella grafica numerica, e una cifra tonda tonda, non del tutto insignificante. Ne conosco di quei ragazzi degli anni 20. Ne conosco e ne ho qualcuno per amico e persino per paziente confidente. Ma loro, dei ’20, non possono ricordare nulla, se non del fatto di sapere di essere venuti al mondo e di essere stati iscritti a quel tempo, all’anagrafe. Qualcuno, come mio padre, ricorda la sua prima infanzia a New York. E quale New York fosse quella, per gli italiani, è presto detto: c’è tanta letteratura e molto cinema sul tema. Poi ci sono i racconti dei nostri nonni ...

C’è poi l’emeroteca. E c’è infine la Rampante America di quella stagione, I Ruggenti Anni 20, messi tra una catastrofe e l’altra, le Guerre Mondiali, intendo; anni da Grande Gatsby e bevute; di Francis Scott Fitzgerald. Ho molto amato quella letteratura e quel cinema, il primo cinema dei pionieri: dopo Douglas Fairbanks junior e Mary Pickford; dopo di loro e Gloria Swanson, sbarcano Garbo, Dietrich e così via, il divismo.

Le foto che mia nonna aveva nel cassetto, delle sue parenti in America, erano di quella specie, di quel tenore.

Ho proposto all’editore questa celebrazione, e mi sono ritrovato negli annali, la memoria delle Olimpiadi di Anversa, organizzate in gran fretta in un anno appena. Che furono sottratte a Berlino che, da sconfitta, neppure vide i tedeschi partecipare ai giochi. Mentre vide in campo per la prima volta in modo ufficiale e competitivo, le donne. Perché divismo e dintorni, diritto al lavoro più o meno acquisito, la coscienza di queste – vivaddio – cresceva. Furono dei Giochi posti in mezzo a due tragedie.

Nel primo conflitto erano morti 115 atleti olimpici, della edizioni precedenti. E lo sport sarebbe diventato sempre di più lo strumento di propaganda di ogni nazionalismo, di ogni manifesto ideologico, se non della razza. Prima l’era nazifascista. Poi l’Urss, la DDR; poi la Cina. I vecchi scrittori semplicemente sosterrebbero che il mondo non cambia. Che senescit semmai, cioè diventa sempre più vecchio. Anche nel senso che ripete vichianamente sempre le stesse dinamiche e le stesse cose. O che nulla di nuovo sotto il cielo, come l’Ecclesiaste e la pazienza di Giobbe. Che questo è l’uomo. Guai a scandalizzarsene.

Nel 2020 - che sarà come un 1010 doppio, in quanto a iterativa sequenza numerica, 1010, quando non mi sembra che sia accaduto nulla di eccezionale – di memorabile e di simbolico (la storia più si allontana e più si appiattisce) - se non che la gente ha continuato a nascere ed a morire, come sempre, con i conflitti, le malattie, le febbri, le ansie e le paure di sempre, ogni età ha le sue – sono pure  cent’anni da Canne al vento di Deledda, dai Guermantes del Temp Perdu di Proust; cinquecento dalla morte di Raffaello; cento da Anversa, a più due dalla fine della I Guerra Mondiale e a meno due o tre dall’inizio di certe ere che avrebbero incendiato il continente.

Sulla pista trionfava il divino finlandese Paavo Nurmi. In pedana vinceva l’italiano Nedo Nadi e sullo schermo le donne piangevano e sospiravano col muto. Il Titanic era appena affondato e ci si preparava alla crisi dell’ottobre del 29. Fine della Festa, fallimenti in serie e povertà diffusa. Molti emigrati italiani sarebbero tornati a casa.

Il capro espiatorio, il colpevole fu individuato: lo si mise fuori legge; gli si requisirono i beni; gli si sottrassero i diritti essenziali, le cattedre universitarie, le attività lecite; lo si dichiarò apolide e inferiore. Poi lo si passò per il gas. La storia è tutta una sequenza. E i giochi, pure quelli olimpici, ne sono una metafora.

Molti anni dopo, una cantante, in Italia, cantava, indicandolo come lontanissimo, l’anno 2023. Quando tutto sarebbe cambiato. O finito. Era una cover, però. Appunto.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post

Archivi blog

Social networks

Post recenti