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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


DELLA NORMA E DEL PERDONO

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 16 Giugno 2017, 09:23am

Tags: #Lo spirito del viaggio, #preghiere

DELLA NORMA E DEL PERDONO

Non saprei quante centinaia di migliaia di commenti sulla Seconda Lettera ai Corinzi siano stati scritti nel corso dei secoli. Il mio intanto non vuole esserlo.

Di certo però, leggendo tempo fa il testo di un autore di religione ebraica, molto mi colpiva quella considerazione a margine che vi era contenuta in merito al rapporto che sarebbe intercorso tra la predicazione di Paolo in tema di Legge (si tratta di quella mosaica, evidentemente) ed il senso ed il valore che questa avrebbe nella tradizione ebraica, invece. Tenendo ben presente  la formazione farisaica di Saulo prima della conversione.

A ben vedere, questo rapporto con la Legge mosaica, in tutta la cultura cristiana (e non solo in Paolo) non è così lineare e neppure di così immediata comprensione.

 Vale anche per ciascuno di noi, microcosmo di un cosmo più ampio.

La questione del resto  tocca sfere che oggi confondiamo e sovrapponiamo inevitabilmente con il comportamento morale, tali che la trasgressione e la violazione della Legge vengono valutate a tutt’oggi nella sfera dei peccati, e di quelli capitali, nondimeno.

Certo è che se la fede degli uomini passasse soltanto attraverso la lente d’ingrandimento del rispetto della norma e dei suoi precetti, finiremmo probabilmente con l’identificare il fatto cristiano esclusivamente con l’obbedienza e l’ottemperanza alle norme.

Che è poi quel che in sintesi sottolinea anche Paolo.

Ora, se è vero che nessuno dei principi della Legge (mosaica) è annullato da Cristo (vd. Matteo), ma anzi neanche un iota andrebbe toccato, mentre Cristo completerebbe e concluderebbe questa; per molti resta il dilemma di ciò in cui consista questo completamento. O in che cosa ancora questa obbedienza, comunque ancora richiesta, alla Legge del passato.

“E’ lo spirito, non la norma” – potremmo dire di nostro, mutuandolo dalla seconda parte della Scrittura.

Che significa che non sarà l’osservanza stretta e zelante delle regole a salvarci – non esattamente – ma invece l’avere aderito, l’avere sottoscritto quel che ispirerebbe le norme, e cioè: il rispetto per gli altri, il rifiuto dell’idolatria di qualsiasi tipo , la pietà per i propri simili, la compassione e così via …

La Legge dunque non sarebbe tanto un codice da osservare pedissequamente perché altrimenti ti verranno tagliate le mani o perché l’ira di Dio ti colpirà (il diluvio non ci sarà più!); ma invece l’espressione di una Volontà (uno spirito) che intende tutelare (una volta avremmo detto “ salvare”) l’esistenza umana che, se ispirata coerentemente a quei principi, garantirebbe una vita migliore, meno violenta, non aggressiva e sicuramente più civile.

E’ una lettura riduttiva?

Non credo, perché se così non fosse, neppure potrebbero essere perdonati, come vien fatto, quei peccati. Essi non verrebbero rimessi.

E se vengono rimessi, ciò accade proprio in virtù del fatto che si crede che lo spirito, quello che ispira azioni e comportamenti (ma anche traviamenti), non sia tanto il soggetto di una lettura puramente giuridica dei comportamenti umani, ma sia invece capace di leggere anche ciò a cui non sempre l’uomo ha la forza di attenersi, pur riconoscendone il valore. Cioè si considera l’uomo nella sua fragilità: egli può cadere. E’ naturale ed è lecito realistico (non auspicato, certo!) che accada ...

Non a caso, mi sembra che si sostenga che esista solo un peccato che non verrà rimesso: quello contro lo spirito.

Che vuol dire che semmai diventa molto più arduo relazionarsi invece con chi “teorizza” e fa l’apologia di una serie di comportamenti ispirati di contro alla sopraffazione, all’indifferenza, all’egoismo, alla voracità a spese e a danno degli altri; chi pratica ogni forma di violenza e di rifiuto dei suoi simili e della pietà.

Alla luce di tutto ciò, mi sembra che contro quello spirito e contro la legge oggi si ponga molta parte dei comportamenti detti non a caso “non virtuosi”: quelli dei potenti e delle superpotenze, dei Paesi e di molti uomini ricchi (non di spirito!); di molta parte di questa società ispirata ad un liberismo sfrenato, alle ideologie e allo sfruttamento di uomini e risorse, che non rispetta simili, bisogni ed ambiente.

A confronto, non è nulla tutto il resto. Per quanto, a ben vedere, non esiste comportamento umano che non lasci trapelare questa “naturalissima” tendenza a usare altri e altro in modo irrispettoso ed egoistico, cinico (gli antichi parlavano di pronitas ad malum).

Quasi non c’è desiderio esercitato “sugli altri”, a nostro vantaggio, che non parta infatti da questa visione utilitaristica e quindi egoistica del mondo e dell’uomo.

L’errore (o il peccato) consiste nell’applicazione di questo spirito che agli altri guarda come ad oggetti per soddisfare se stessi.

Riconoscere che è questo che sta dietro molte delle nostre trasgressioni della Legge è addirittura più importante che non sbagliare mai, io trovo.

Questo Vangelo – come dice Matteo – può rimanere velato. Anzi lo è per coloro che si perdono. Dove? Dietro un regolismo sfrenato e formale. O dietro la lettura giuridica di ogni norma. Che li acceca.

Cristo libera certo non per un libertinismo teorizzato che verrebbe pertanto sdoganato e quasi condonato, ma perché sottolinea (e accoglie), nella fragilità della condizione umana – compresa ma non per questo angelicamente sublimata – che solo il perdono è la via della salvezza, mentre la legge in sé non si risolve che nella condanna.

Non saremo più schiavi pertanto di una perfezione eroica da superuomini, ma saremo vinti semmai dalla comprensione di chi ci accetta comunque come figli. Di una umanità imperfetta persino nello spirito, oltre che nel rispetto della norma.    

Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi. Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’Oriente dall’Occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.

Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di cosa siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.

L’uomo: come l’erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce. Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora.

Ma l’amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono, e la sua giustizia per i figli dei figli, per quelli che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli. (Salmo 102)

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