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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


L'ULTIMA TENTAZIONE

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 28 Marzo 2017, 10:07am

Tags: #Lo spirito del viaggio

L'ULTIMA TENTAZIONE

Dicono che i romanzieri e i cantautori (non so se anche tutti i musicisti e se la cosa vale anche per i poeti) scriverebbero per tutta la vita la stessa storia e la medesima canzone, insomma: “la canzone della propria vita”. Secondo diverse modulazioni e secondo differenziate variazioni sul tema.

Il che dunque mi lascia credere che ciascuno di noi non sia che il medesimo motivo che dura tutto lo spazio di una vita, ahinoi (è per questo che annoiamo?), forse perché una sola ne è l’anima autrice, un po’ immutabile, e la sua caratterizzazione ….

Sarebbe un buon motivo questo, per smettere ad un certo punto di cantare e di suonare, di scrivere?

Non so rispondere, e la domanda, lecita, resta in sospeso.

Alcuni non cantano più per questo e non scrivono, ad un certo punto, perché avrebbero già detto tutto e la vena si sarebbe inaridita.

La verità è che “ci ripetiamo” un po’ come i dischi graffiati, quelli su vinile, che si incantano sullo stesso verso e sulla stessa nota …

Mi tornava in mente, per non so quali contorsioni della psiche, l’idea dell’altro giorno, quella dell’ultima tentazione (o pretesa): quella di insegnare e fare da maestri (eccolo il mio motivo ricorrente). Chissà poi perché mi trovo sempre a cercar maestri (?) o a cercare di esserlo a mia volta, a me stesso e agli altri malcapitati che si imbattono nel sottoscritto.

E pensavo che questa è proprio la tentazione estrema in cui si cade, in genere in malo modo.

Direbbe il vecchio De Andrè che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può dare il cattivo esempio …

In ogni caso – vedete bene – un esempio, cattivo o buono, si tende a darlo. E quindi a far lezione. E non solo perché la vita è maestra di storie e di errori imperdonabili, spesso.

Martin Scorsese molti anni fa metteva in scena un bruttissimo “L’ultima tentazione di Cristo”. Ora, da bislacco qual io sono e fui, come Cecco, mi son detto “ecco, anche lui ci è caduto”.

Le altre tentazioni del deserto (“fa’ questo e quello”), lo lasciano insensibile. Non invece quella di andarsene in giro a far da maestro. E sappiamo com’è andata. Forse che la cosa avesse un valore pedagogico? Non fatevi maestri, perché il conto è salato e ai maestri è chiesta la coerenza fino in fondo?

Non saprei.

Di certo, avrebbe potuto continuare la sua vita semplice e nascosta, come dicono gli esperti in materia, e obbedire alle dinamiche familiari e del paese: un buon manovale, un buon Geppetto – detto con rispetto – con la sua saggezza da falegname, la sua morale da uomo laborioso. Avrebbe potuto menar la vita semplice del galileo e insomma, insomma …

Gli prende l’uzzo a un tratto di insegnare: non solo al gruppo degli amici suoi, ma persino ai maestri patentanti, agli studiosi, ai poeti diplomati in poesia convenzionale.

E da qui – tentazione da cui non si vien fuori – la catastrofe. “Non puoi insegnare. Ti manca la patente e l’abilitazione. Facci vedere chi sei. Dacci qualche segno; e i miracoli tuoi sono robaccia del diavolo che non si fa, men che mai al sabato” e così via. A quella tentazione “voglio salvare il mondo”, non resistette. E a quella, pagarono dazio Savonarola e gli altri della stesse specie del ferrarese; e insomma chiunque voglia salvare il mondo – dal momento che il mondo ritiene di sapersi salvare benissimo da sé – ne paga dazio: esilio e croci, dipende dal tempo e dai soggetti che nel frattempo e nella fattispecie si sono sentiti molestati.

Se non sono schiamazzi e disturbo alla quiete pubblica, appartengono in ogni modo alla medesima famiglia.

Ecco, per Scorsese, l’ultima tentazione (nemmeno il regista peraltro vi si sottrae) non è questa, in effetti. Anche se a me sembra che non ve ne sia di più appropriata e rovinosa, invece: per Cristo, per i salvatori e per noi. Per chiunque sia salvatore o soltanto vi si senta.

Ne aveva titolo per farlo? Non ne discuto.

Resta il fatto che, da uomo, avrebbe dovuto saperlo che sarebbe andata in questo modo: “quello si sente un Padreterno” – sentiamo dire in giro. E nulla di meglio, ai padreterni, che farli finire nella polvere. L’esperienza insegna. Se cadi dall’alto, fai più clamore.

Ora, se a Cristo fu nota ogni cosa dell’uomo tranne il peccato, come insegna la letteratura sacra, fu sicuramente un peccato (dicasi umanamente e laicamente) essere finiti a questo modo per essere stati tentati di mettersi più alto persino della massa dei pluripremiati e decorati.

E non dico che sia stato un peccatore, ma che abbia conosciuto anche questo lato della “vanità” umana così da pagarne le conseguenze, questo si può dire.

Ecco perché lo raccomanda – dico – “non fatevi maestri etc etc”.  

Il valore della storia è questo. Lo vedete il maestro dei maestri? Persino quello lo mandano al patibolo.

Molti epigoni avrebbero voluto ripercorrerne la medesima via e gli esiti. E vi sono riusciti, dimostrando di nuovo e ancora che è proprio quella la strada. Insomma furono felici di essere caduti in tentazione.

Forse che quindi nessuno dovrà più insegnar nulla e nessuno sentirsi in dovere di farlo? Ma no, che non può essere così – mi dico – solo che è altro spiegar di geografia ...

Quella si può spiegare, il resto viene un po’ da sé.

Di più, proprio non saprei. E questo - vivaddio - credo che insegni poco. O forse sì. Molto di certo, a me.  

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