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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Borgia e dintorni

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 20 Febbraio 2024, 12:51pm

Tags: #la lettura del giorno

Borgia e dintorni

A volte si ha la tentazione di essere più realisti del re. Chissà perché l’espressione mi è sempre piaciuta, fin da ragazzino. Nei fatti si tratta di un calembour, di un gioco di parole. In questo caso però rende bene l’idea. Tutta colpa della documentatissima storia dei Borgia, epopea non esattamente gloriosa in cui mi sono avventurato nelle vesti di lettore naturalmente, in questi ultimi tempi. Devo coltivare un latente gusto per l’indecoroso, evidentemente. Verrebbe facile da sostenere che dall’argomento si sono fatti ammaliare sceneggiatori e lettori, scrittori. Lucrezia Borgia e la Vipera gentile descritta da Maria Bellonci ne sono l’emblema. Ma lo sono di recente anche le mostre allestite sul tema e tutta la letteratura mica solo scandalistica fiorita sul tema.

Per uno strano caso del destino, mi accadde tempo fa di imbattermi nella medesima Lucrezia, nel frattempo passata alla casata ferrarese D’Este dopo l’esperienza di sposa bambina, dodicenne, presso Giovanni Sforza, signore di Pesaro e ovviamente legato a Milano ed all’alleanza che Alessandro VI Borgia intendeva stringere con gli allora signori della capoluogo lombardo. E, per una serie di vicende che mi erano sembrate fantasiose ed opportunistiche, encomiastiche, di lei leggevo della gran fede, della venerazione che avrebbe avuto per una moniale, una monaca, a Ferrara tenuta come santa, originaria del ternano.

La verità pare che sia esattamente a metà strada, tanto per abusare di un altro luogo comune. Che Lucrezia sia spesso una pedina piuttosto che una insaziabile lussuriosa. E che la fede degli Este non fosse lontana dalle scelte che si fanno per convenienza e per essere mostrate in pubblico. Che della monaca avessero quasi un sacro timore, ai confini con la superstizione.

Il che, va precisato, è di molti se non di tutti in quell’epoca in cui del Vangelo e del resto si facevano polpette. Non lontanissimi da oggi, allorché la devozione per certi santi e taumaturghi, di cui raccontiamo mirabilie, bilocazioni, levitazioni e profezie non è così lontana dalla fiducia che si ripone in certa magia, bianca o nera che sia.

Di certo vi è che a rileggersi delle manovre di palazzo, delle macchinazioni e degli inganni dei Della Rovere e dei Piccolomini, dei Borgia e di tutti i casati di Roma nonché delle corone della tanto decantata cristianità del tempo (le radici dell’Europa non possono non essere cristiane – intonano ancora come slogan certi nostri contemporanei ignorando volutamente il passato), un po’ di quella fiducia infantile che ci fa più realisti del re, appunto, viene a vacillare. E Dio solo sa fino a che punto.

Quella soprattutto che ci fa dire che un Conclave sia visitato ed abitato, pilotato dallo Spirito Santo. E che gli eletti al soglio pontificio corrispondano in ogni caso alla volontà che Dio manifesta nello scegliersi il suo transeunte Vicario in terra.

A creder queste cose, a rileggere di codeste vicende, occorre avere fegato e coraggio fermissimi. Sono laicisti gli storici e gli studiosi; o privi di senno quelli che sanno leggervi comunque la volontà di Dio?

Non posseggo risposte certe. Tranne un po’ di ragione a cui proprio non riesco a rinunciare.

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