Il ritmo della musica

Tra 80 e 110 battiti al minuto. Entro questo range deve rientrare il ritmo della musica che d’ora in poi verrà eseguita in pubblico secondo quanto stabilito dal Ministero della Cultura della Federazione Russa, legge risibile che pure la Repubblica di Cecenia ha immediatamente sottoscritto al fine di salvaguardare la tradizione della musica popolare del paese.

Se non si fosse verificata la fonte della notizia, avrei scommesso 1000 euro che si trattasse di una fake, una di quelle incredibili che vengono quotidianamente prodotte sui social e a cui non di rado finiamo col credere.

Distorsioni del nazionalismo di regime ed in generale di ogni governo che legifera anche sulla frequenza del respiro dei suoi sudditi, visto che di cittadini, a queste condizioni, non si può parlare. Questo anche a beneficio di tutti coloro i quali continuano a nutrire una qualche simpatia per quelle regioni del globo a cui guardano con ammirazione addirittura (“darei tre Mattarella per un Putin” – sentenziò quel celebre statista! Nda.).

Il che infine fa sorgere il sospetto che baratterebbero volentieri quei brandelli di libertà di cui godiamo per un ritmo diverso del potere, della musica, dei diritti e così via.

Se questo è il frutto paradossale e grottesco del nazionalismo, si può legittimamente pronosticare che in breve, dalle nostre parti, potrebbe non essere pronunciato più alcun discorso che non contenga almeno ogni tre righe le parole nazione, “da protagonisti” e patrioti. Cosa che nei fatti, pur non ancora normata, è già. Nei notiziari, nei talk e in tutte le occasioni di intrattenimento e di evasione (da cosa?) in cui un’emittente controllata non fa che attenersi alle regole del gioco: tra 80 e 110 battiti al minuto.

Ci fu un tempo in cui persino McCartney e i Rolling Stones suonarono sulla piazza Rossa. Le canzoni di Pupo, quanti battiti contano al minuto?