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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Pietro pescatore scrittore

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 29 Giugno 2022, 09:49am

Tags: #la storia

Pietro pescatore scrittore

Le riflessioni che si fanno in macchina guidando su lunghe distanze, sono disordinate e abbastanza futili. Pensavo questa notte che avrei trovato la festa patronale nel posto in cui mi stavo recando, Pietro e Paolo cioè. E riflettevo, come si fa alla guida di notte, su quel che si racconta delle origini dei due. Poi ho ricordato del tono e dello spessore degli scritti che sono loro attribuiti. Ora, che uno sia un pescatore; e l’altro un uomo addottorato (e convertito), mette le cose non esattamente sullo stesso piano ed anzi la quantità delle lettere del secondo (anche la loro elaborazione) pone Paolo su di un livello indubbiamente diverso. Si può tranquillamente dire: nessuna meraviglia! Queste cose sono nelle sue corde.

Per Pietro – mi dicevo invece – le cose non stanno così. Un pescatore, e di quel tempo poi, di quella periferia del mondo, di uno che forse neppure un principio di alfabetizzazione ...

Mi sono ricordato di molti casi (ce ne sono davvero) in cui ci si stupisce che da una condizione di totale analfabetismo vengano prodotti scritti e pensieri che neppure un filosofo o un teologo diplomato. Una delle tante è Caterina da Siena. Allora, andiamo con ordine.

Si tratta quasi sempre di mistici e di mistiche, di religiosi e di laici un po’ borderline sui quali la Chiesa pone non poca resistenza. Si tratta quasi sempre di pensieri raccolti e trascritti da consorelle e confratelli meno sprovveduti in fatto di scrittura; di diari e di collezioni messi su da altri, magari sotto dettatura. E infine mi sovveniva di quel fenomeno che viene chiamato di scrittura meccanica, un vero e proprio rompicapo che sfiora i confini del paranormale (c’è pure chi alla cosa dà l’etichetta di isteria).

In verità, per quel po’ che ho studiato di Sacra Scrittura, la questione è stata dibattuta e variamente risolta per tutti i libri che noi (e gli ebrei) consideriamo sacri. Si sostiene a ragione che siano frutto di più mani; che siano stati ispirati e scritti sotto dettatura (persino dello Spirito, per dire …); che si tratti di stratificazioni testuali ad opera di più autori e in tempi diversi. Che si tratti infine di trascrizioni di quel che diremmo tradizione di un popolo, quindi “popolare”. Per i credenti, la questione rientra in questi casi nella discussione del Canone, cioè della “misura” intesa come quantità dei libri ispirati.

In tal caso la domanda non solo tecnica riguarda chi ne sia l’autore. Nel nostro, Pietro potrebbe essere considerato (e banalizzo) poco più che il trascrittore di ciò che gli viene suggerito (dall’alto), quasi come accade agli attori che vanno in scena in teatro e vengono sostenuti nella memoria del copione da relativo suggeritore. Si tratta di una lettura inadeguata.

Dopodiché non è così lontana l’idea che la natura di un testo ispirato è sempre quella di una trasposizione di ciò che trascende la singola personalità. In macchina, vengono certi pensieri a quelli come me che fanno fatica a non farsi qualche domanda per cui o Pietro è uno splendido autodidatta sorprendente, oppure si tratta di quel che ho detto sopra.

O infine di una lectio che riassume in sé tutti gli elementi che ho appena descritto, così che lettere e scritti di un pescatore sono comprensibili solo ipotizzando che siano opera di una congerie quasi inestricabile di fattori. Ad ogni buon conto, arrivato a destinazione, i fuochi d’artificio sono già belli e visibili; le campane suonano a festa già all’alba; e delle mie domande, a quanto pare, non importa essenzialmente a nessuno.

A me sì. Mi accompagnano quanto meno, prima di andarmene a dormire.  

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