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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Della preghiera silente

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Settembre 2021, 11:20am

Tags: #preghiere, #recensioni

Della preghiera silente

Non siamo abituati a questo genere di preghiera meditazione nelle nostre chiese. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Sarà che ho imparato in anni di solitudine a viverla finalmente a questo modo. E così anche quando mi sono cercato comunità dove essere ospitato ed anche un po’ sostenuto in una direzione simile. Si potrebbe obiettare che l’esperienza è difficilmente riproducibile “nel mondo” e in quelle chiese, parrocchie e cose simili dove si incontra un altro genere di persone, inevitabilmente e non colpevolmente, (non sempre) poco avvezze a vivere in questa maniera; dove tutto va riempito invece di parole e di suoni, di canti, di litanie, di preci, di letture, di commenti ad alta voce: talora pietosi, lacrimosi, altre volte rutilanti. Insomma tutt’altro. Senza contare il rumore il frastuono a cui siamo abituati.

L’esperimento va proposto pur tuttavia, e personalmente mi ripropongo di promuoverlo, perché ci credo. Trovo così questo manifesto in Santa Maria degli Angeli, ieri mattina, ai piedi di Assisi, questa terra che non smette mai di assistermi e di ispirarmi peraltro; ed immagino adesso che si possa fare altrove; ne vedo il modo.

Si storcerà il naso perché, se entri in una chiesa e trovi quel silenzio abbandonato (ma non da Dio) subito ritieni che si sia in attesa di fare qualcosa. Come se stare lì ad ascoltare non fosse già abbastanza. Non crediamo nell’attesa, deduco, e quindi neppure nell’ascolto.

Mi creerò l’occasione. Alla sera, una volta ogni tanto – perché non si dovrebbe? - ritrovarsi a questo modo e riempire questo vuoto apparente di preghiere silenti, di richieste o di soddisfazione. E poi concludere con quella che si chiama “la compieta”, che è l’ultima pensiero rivolto all’Assoluto, prima di andare a dormire. Tra le pieghe di questa, la più dolce delle richieste: “Ora lascia che il suo servo vada in pace secondo la tua parola, cioè la tua promessa, perché i miei occhi hanno visto ...”

Vorremmo dormire in questa pace promettente che a volte è stata quella dei bambini. Quando i bambini sentivano di non dover neppure chiedere: la buona parte di quel che desideravano era già là, a portata di mano. Di quella fanciullezza sento sempre più il bisogno e di quella nudità/assenza di parole, sovrastrutturate, la mancanza più assoluta.

Ricordo a Roma in un posto al centro di ogni cosa, in mezzo al traffico ed ai negozi alla moda, dei monaci e delle monache francesi – nulla di eroico, nulla di trascendentale - una volta al giorno ricreavano questa condizione: aperta a chiunque. C’era chi dai negozi e dagli uffici veniva alle 13 per questo respiro di niente.  

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