Ho una carissima amica che per qualche anno ha venduto una quantità enorme di dischi. Poi, come spesso accade, l’incanto si è rotto. La gente si aspettava sempre le stesse cose da lei mentre lei non era più la stessa. Continuare a recitare quella parte le avrebbe dato da mangiare ma l’avrebbe consumata, mentre la noia già la sovrastava. Quando ci si annoia, spesso ci si odia, e ci si butta via. Aveva cominciato a farlo. Di lei il nome ovviamente non si dice.
Avrebbe dovuto cominciare a fare le cose che desiderava, ma non si trattava di un’operazione così semplice. C’erano i contratti. E c’era quella dipendenza dal successo e dal consenso generale che sono una gabbia terribile e tutt’altro che dorata. Senza contare che bisogna poterselo permettere, cioè avere di che vivere.
La maggioranza degli uomini e delle donne di questo mondo ci si abitua. Altri proprio no. Ci si ammalano. Le vendite e gli ascolti nel frattempo andavano giù. Cominciava la disaffezione, sua per quel lavoro; del pubblico, che cominciava a sentirne la stanchezza ripetitiva.
Svegliarsi e controllare vendite e recensioni, i like, le faccine ed i consensi è una vita terribile alla quale ci stiamo abituando anche noi, con i nostri blog, le nostre pagine su fb, con gli accessi e le visite sulle pagine. Io non so voi, ma a me già succede. Il che mi infastidisce non poco.
Mentre sto qui a raccontare questa storia che può sembrare appena una parabola esemplare, in mente mi ritornava ciò che risuona in un salmo in cui si dice “abbiamo fatto questo e quello, abbiamo vinto i nostri avversari, i nemici” etc. Ora “il nostro cuore non si era volto indietro (o forse sì? Per nostalgia? Nda.). Non ti avevamo dimenticato, non avevamo rinnegato la tua alleanza” e così via. Perché ci è accaduto questo e siamo diventati la favola delle genti; il mio disonore mi sta sempre di fronte e la vergogna copre il mio volto?
Il testo corrisponde in linea di massima al salmo 43.
Perché quando ci succede di smarrirci, chiederne conto e volerne comprendere la ragione – se mai ce ne fosse una sola – è la più immediata delle reazioni. E non solo per chi crede in Dio, domandare a qualcuno perché gli sia accaduto questo è del tutto spontaneo.
La mia amica per un po’ ha smesso di fare musica. Poi ha cominciato a suonare quella che le piaceva di più. Faticando e soffrendo, senza cercare troppi like, ha riconquistato una parte del suo pubblico e un po’ di tranquillità. Bisognerà provare ad imitarla.