UNA PREGHIERA PER NON CHIEDERE QUASI NIENTE

Signore, sai che non accampo pretese. (Mi ricorda un po’ quel che scriveva Charles de Foucauld, mi trovo per incanto a ripeterne il pensiero).

Quel tempo è fortunatamente finito. Si vive meglio, a questo modo.

Non chiedo nulla: non invoco successi e neppure potere, non rivincite e non visibilità. La sicurezza ritengo che passi per altre vie. So che all’antico Salomone fu detto lo stesso. Ma bisogna prenderne di calci, per capirlo ...

Quando nulla di quello che hai preteso è avvenuto, hai come la sensazione che non stava lì né la fede, presunta, né la serenità che avevi vagheggiato.

E che quel che si ha, è molto simile alla pace. E’ andata com’è andata. Nulla mi è dovuto, dopotutto, forse neppure la fedeltà.

Mentre l’amore, se amore, passa attraverso le attese deluse e attraverso i tradimenti.

Non pretendo, mi sembra. A differenza di quel che sarei stato portato a fare. A volte ne sorrido. E magari prego meglio, se non chiedo nulla, quasi nulla.

Non è detto che tu debba amarmi, in fondo, non come dico io. E non è detto neppure che debba avere tutto quello che ho desiderato. Le cose vanno così. Ciò che ci rende più liberi paradossalmente è non desiderare quasi più niente. Se non semmai, di pretendere sempre meno.

“Verranno giorni in cui non mi chiederete più niente”. Perché molto sarà chiaro e quel po’ che è chiaro, sarà quasi abbastanza. Se questa è una preghiera, neppure saprei. Ha il tono e il senso della lettera e persino di una canzone. Ne farò una. L’amore, se si ama, è sempre nonostante tutto. Talora persino quelli apparentemente finiti.

Ci sono stati e dentro bruciano ancora, nessuno potrà negarlo. Comunque sia andata a finire. Semplicemente non era così che mi voleva.