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cultura e spiritualità


DEI MISTERIOSI GENITORI DI UNA VERGINE - ipotesi tra storia e agiografia

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Luglio 2017, 09:33am

Tags: #la storia

DEI MISTERIOSI GENITORI DI UNA VERGINE - ipotesi tra storia e agiografia

Furono coscienti i genitori di lei, del destino di Maria? E’ una domanda bislacca probabilmente che mi ponevo stamattina (e non solo stamattina), riflettendo su tutte le Anna che mi è dato di conoscere e sui nessun Gioacchino che mi è stato dato di incontrare nella vita.

Anche perché il culto di costui è tardivo, mentre quello di Anna lo è un po’ meno, benché non proprio immediato. Ora, sui breviari trovo indicato un II secolo in quanto a tradizione tramandata; e un VI secolo per la Chiesa Orientale in quanto al culto; qualche secolo di poi, invece per l’Occidente. Tanto è vero che pure i testi della Chiesa di Roma, per commentare la memoria, vanno a recuperare Antonio di Creta e Giovanni Damasceno; insomma a piene mani in quel bacino là.

Ignoro invero, in questa storia comunque ben fatta e a cui prestiamo fede, di quella consapevolezza “genitoriale” di cui dicevo sopra; se ne ebbero donde. Sanno Anna e suo marito quel che accade? E’ stato loro rivelato in sogno, in preghiera? Da Maria stessa al momento di quella che diciamo Annunciazione? Erano ancora in vita in quel momento? In verità, in questa storia, sacra eppure lacunosa, Damasceno dice bene: “la cosa importante è che Anna generò chi avrebbe generato il loro Creatore”. E questo è quanto. Tutto qui, anche se è tutt’altro che poco!

Il fatto è che noi, moderni e smaliziati, abituati alla cronaca ed alla storia – aggiungerei “per fortuna” – vorremmo saperne di più. Se Anna era una donna giovane o anziana, povera o ricca, se la sua fu una vita felice e spensierata. Poi, credo che è così che sarà andata, visto che Maria …

Ora, che Anna fosse anziana, come trovo, mi sembra solo un topos letterario e poco più. Quella della vecchia sterile a cui vien fatto dono della maternità inattesa è una consuetudine a cui la Bibbia ci ha abituato: un’altra Anna, la madre di Samuele; e poi Sara; e poi Elisabetta e poi, e poi …

Dopodiché, fatta la tara ad ogni cosa, mi pare chiaro che l’idea stessa di anzianità, al tempo fosse un’altra cosa. Vero che questo e quello visse centenario e che centenario fecondò. Eppure è probabile che il computo stesso dell’età anagrafica fosse diverso e che i cento vogliano indicare altra cosa. O ancora che la fecondità si protraesse più a lungo. Bisognerebbe saperne ancor di più sull’evoluzione della specie.

Leggevo giorni fa (ne commentava anche Saviano su L’Espresso, credo) dell’esperimento compiuto in Michigan, se ricordo, da uno studioso, cioè di vivere un periodo di eremitaggio al modo degli uomini della preistoria, cosa che sarebbe solo folcloristica, vero, se non proponesse delle conclusioni interessanti in merito: non sulla fecondità, dico,  ma sullo sviluppo di scelte essenziali e di sopravvivenza che queste condizioni comportano. Per dire – e concludo – che in società arcaiche è possibile che nell’ottica della continuità della specie, anche la fecondità possa essere stata indotta a tutelarle, chissà come. Ma insomma, sto divagando …

Di certo, è singolare il silenzio di tutti i testi sacri in merito a questi santi genitori della Madre di Dio (Theotokos) che pure l’avrebbero portata in grembo; che l’avrebbero coccolata e trastullata. Anche se di certi aspetti familiari, da desco e da lessico famigliare, invero mai i testi sacri ci offrono un gran che.

C’è di contro un affetto animalesco – detto con rispetto – come quello di Isacco per i figli; di Davide per Salomone (magari un po’ meno. Anche qui è la continuità dinastica l’interesse che sembra prevalere), dello stesso per il figlio traditore Assalonne. Notata la quantità dei traditori nelle Scritture?  

C’è poi il discusso amore di Gionata per il giovane e fulvo Davide, il vincente. C’è la comprensione di qualche vecchio marito per i modi e le pretese di qualche moglie un po’ bisbetica ed invecchiata nel dolore. C’è persino la gelosia di Dio per il suo popolo: “tu mi appartieni” – gli dice.

Solo di rado intravediamo altro. Cresceva in grazia e obbedienza …

Tutto il resto: il Gesù Bambino, l’Infanzia di Gesù, l’amore di Giuseppe per Maria; o degli Apostoli per lei e il figlio suo, dei suoi discepoli, di Maddalena e della donna perdonata e così via, è frutto della nostra sensibilità post francescana, umanizzante e romantica; del nostro gusto realistico e iperrealistico che ammonta agli eccessi cruenti del Seicento controriformistico e colpevolizzante.

Il che non significa che una Anna non vi sia stata o che non meriti il suo rispetto. Che avrà giocato e viziato come era lecito fare allora, coi pochi giochi di cui il tempo e l’archeologia ci ha restituito qualche resto e qualche fattezza, mentre talora lo ha fatto qualche testo, non sacro.

Si giocava si studiava si obbediva e si puniva in altro modo. Anche qua,va fatta attenzione a che non si attualizzi ciò che non lo è! – concluderei. Le carezze deamicisiane, le lacrime d’Appendice non appartengono a questa temperie. E l’amore probabilmente doveva suonare ed esprimersi in altro modo.

Non abbiamo in realtà aggiunto molto alle nostre conoscenze su Anna e sui genitori di Maria. Non sappiamo se, avvertiti dalla figlia che un angelo le aveva annunciato, l’abbiano presa sul serio o in altro modo, tesi per la quale propenderei, conoscendo i dubbi di chi si sente genitore …

E non sappiamo di date di nascita, di luoghi e tempi di vita, nulla di attività e di condizione sociale. Era questa che del resto interessava? Appena un po’.

Molto più invece – e rispondo così ad un mio amico che mi interrogava circa le cose in cui credessi – arrivare fino all’essenziale delle cose che “professo” o che mi hanno trasmesso. Perché ogni restauro ha bisogno di una profonda ripulitura. A volte, per la curiosità del turista e dello studioso, nel ripulire si lascia volutamente traccia delle successive sovrapposizioni ed interventi di recupero avvenuti nel tempo, sepcie se di valore; ma sotto, quel che conta è come il viso e l’incarnato, i panneggi o invece la carne dell’opera autentica, emergono; così come li aveva pensati il suo autore. Così persino per Anna Gioacchino e per Maria.

Credo nella storia e nel modo in cui avvengono le cose, persino quelle prodigiose.

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