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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


GIOVANNI O LE PERFORMANCE DEL TALENT SCOUT

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 24 Giugno 2017, 11:05am

Tags: #la storia

GIOVANNI O LE PERFORMANCE DEL TALENT SCOUT

In uno dei suoi Discorsi, Agostino commenta come solo di Giovanni Battista si faccia memoria tra i santi, della nascita e della morte, insomma dell’intera parabola della sua esistenza terrena. Indubbiamente è così. Forse anzi è di più. Di lui, come poi solo di Cristo e poi vedremo di tanta letteratura agiografica, si parla pure in termini antecedenti al suo concepimento ed al suo venire alla luce.

Se ne parla cioè nei termini della profezia che ne prepara mirabilmente l’avvento. Con la rassegnazione ormai evidente di due genitori anziani che non sperano più di generare e con il fatto straordinario della rivelazione che lascia suo padre, Zaccaria, senza parole; parola che riacquista al momento in cui viene scelto per lui il nome di Giovanni, Grazia di Dio.

La verità è che nella mentalità che emerge dalla Scrittura, i fatti sono sempre in certa misura annunciati. Molte sono le annunciazioni.

Le cose non avvengono mai senza una ragione, causa effetto, e quindi quel che è, è in ogni caso preparato da un annuncio, anche di sventura talora.

Il che dimostrerebbe in teoria, che tutta la storia per il popolo di riferimento è sempre segnata da una ragione che spiega e prepara le sue conseguenze. Che nulla e nessuno è a caso.

Il Giovanni di cui parliamo è oltretutto nominato “il Precursore”. Anche lui prepara. E preparerebbe, nella lettura cristiana, l’avvento di Cristo. Egli prepara le vie, cioè la mentalità che dovrebbe essere in grado di accogliere l’insegnamento del Cristo.

Lo fa predicando un altro genere di vita, sgombro da idolatrie e da cadute di stile – potremmo aggiungere. E in fin dei conti prepara tutti quegli epigoni che allo stesso modo vivranno nell’utopia di sgomberare il campo da quel che non è essenziale.

Le rozze pelli indossate, gli alimenti del deserto, la predicazione di questa condizione di vita fanno di lui esattamente quello che prepara un’altra vita, un altro genere di vita.

Egli è il simbolo di quelle comunità, allora gli Esseni, che oggi diremmo in modo impreciso “integralisti” o interisti; e in più, nella sua vicenda si unisce tutto il corredo di profezia e di preveggenza che fa sì che sul Giordano riconosca in Cristo, uno che era prima di lui e a cui neppure sarebbe stato degno di slacciare i sandali.

Non deve fare specie peraltro tutto ciò. Il dono di discernere, negli uomini, di prevedere (egli sarà) è una qualità anche umana ed è propria di quelli che sono buoni osservatori, che non vivono solo di sé stessi, ripiegati su di sé.

Oggi – sia detto facendone le debite proporzioni – diremmo che questo è il dono del talent scout o insomma dello scopritore di talenti. Questi uomini esistono in ogni campo del vivere dell’essere e del fare. Anche se la storia è piena di talenti riconosciuti solo un attimo dopo, postumi o avanti negli anni.

Questi talent non sono Giovanni, ma sono uomini che hanno evidentemente sviluppato come un sesto senso: che sanno vedere oltre. Non è da tutti.

Forse egli prepara anche perché sa riconoscere oltre al fatto di esprimere un principio di quel modello e di quel talento che troverà piena espressione in Cristo.

Non tutti i talent scout sono stati dei grandi artisti o dei grandi economisti, per dire …

Vero è però che molti di quelli che concludono la propria carriera, sanno prendersi cura e riconoscere quelli che ne continueranno l’opera. E spesso ne resta memoria più per questo motivo che non per le proprie indimenticabili performance.

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