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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


DI UN'ASCESI POSSIBILE E DELLA SIMBOLOGIA DEL SALIRE SU DI UN MONTE

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 20 Maggio 2017, 06:32am

Tags: #Vita consacrata, #I PADRI

DI UN'ASCESI POSSIBILE  E DELLA SIMBOLOGIA DEL SALIRE SU DI UN MONTE

Arrivano a contemplare con uno sguardo limpido e penetrante la divinità di Cristo soltanto coloro che si levano al di sopra delle opere e dei pensieri del mondo, ritirandosi con lui sull’alto monte solitario. Questo monte, libero dal tumulto dei pensieri e delle passioni terrene e separato dal disordini di tutti i nostri capricci, sulla cima di una fede purissima e di bellissime virtù, rivela lo splendore del volto di Cristo e l’immagine della sua gloria a coloro che hanno meritato di contemplarlo per la limpidezza dell’anima. (Dalle “Conferenze” di Cassiano).

E ancora. Il Signore lo vedono però anche quelli che nelle città, nei paesi e nei villaggi si danno alle opere di una vita attiva o ascetica, ma ad essi non si manifesta con lo stesso splendore col quale appare a quelle anime abbastanza forti da salire con lui sul monte della virtù, come Pietro, Giacomo e Giovanni.  

Tutto questo avverrà quando tutto il nostro amore, tutto il nostro desiderio, l’oggetto di ogni nostra ricerca, di ogni nostro pensiero, sarà Dio: scopo di tutta la nostra vita, fonte delle nostre parole, nostro respiro (ibidem).

Anche Cristo scelse un posto solitario per nascondersi e per pregare, per sottrarsi al frastuono.

Pesa il silenzio e le parole: Il tuo parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno, lungi da qualsiasi superficialità, volgarità e chiacchiera inutile (cfr. Col 4,6 – Ef 5,4).

Sciogli insomma gli ormeggi.

I santi non hanno bisogno di essere ascoltati: la loro esistenza stessa è un richiamo (Monaci nelle città – Libro di Vita).

La prima fonte, Cassiano, è quanto riportato nell’Ufficio Monastico in occasione della memoria di Pier da Morrone, papa ed eremita, 19 maggio, ieri.

Né gran rifiuto né le invettive di Jacopone (Che farai Pier da Morrone, ei venuto al paragone. Se sì auro ferro o rame provarite in esto essame). L’eremitismo non è una scelta sprezzante d’elite e neppure fuga, se ben diretto.

Perciò il testo di Cassiano andrebbe interpretato con attenzione.

Vi risplende al centro il simbolismo della Trasfigurazione, mentre quel “mondo” a cui si fa riferimento, non è tanto e solo un luogo, quanto la sua mentalità, i suoi idoli, le sue priorità. E’ facile assuefarsi ad esso.

Ed è una grande sciocchezza, deludente: per chiunque. E’ la mondanità (c’è anche tra i chierici e nelle chiese …).

Sono questi gli ormeggi da sciogliere.

Al monaco è chiesto di scioglierli tutti e di riassumerli, di rivisitare ogni cosa, nella sua ricerca di Dio, in questa unità ed Unicità del suo cuore e del suo pensiero.

La sua vita è quindi una manifestazione di libertà, non di monotonia e tanto meno di conformismo (non conformatevi alla mentalità di questo mondo …).

Il passo successivo che ho citato poi nel corsivo (Monaci nelle città) richiamava nondimeno alla necessità di essere monaci in ogni caso, anche se accoglienti; anzi accoglienti ma non dispersivi.

Di non ritenere di dover accogliere straparlando, ma ascoltando sì e poi soprattutto offrendo a chi viene ospitato ciò che questi si attende di trovare: una vita trasfigurata, del tutto ri-orientata.

Perciò non gli sono chieste “distrazioni” e concessioni ad altri stili di vita, ad altre centralità, perché la sua vita già parla per lui.

Il suo essere è già estremamente eloquente.

Vivi l’accoglienza, senza per questo trasformare la tua fraternità in ufficio di informazioni o di beneficenza. Preserva il tuo riposo, il tuo silenzio, la tua preghiera, il tuo tempo. La profondità dell’ascolto non si misura dalla lunghezza dei dialoghi.

Così, a poco a poco, troverai posto per una saggia clausura che, senza essere di mura o moralizzatrice, riserverà per i tuoi fratelli e per te luoghi e tempi in cui nulla e nessuno potrà distrarti, accaparrarti o turbarti. Imparerai così il prezioso segreto dell’indispensabile custodia delle parole, dei pensieri e del cuore, a costruirti interiormente e a resistere.

Concludo, citando infine il bell’intervento di ieri sera in radio di Enzo Bianchi, fondatore di Bose (Ascolta, si fa sera – Radio 1), sul tema della solitudine e della sua scelta volontaria, eventuale, cosa di cui più volte si è detto su questo blog.

Il che mi pare del tutto in tema con quanto abbiamo appena scritto e citato.   

Questa solitudine non è mai desolante – concludeva Bianchi . E’ solo il mondo e il monte da cui la logica delle priorità correnti appare del tutto separata.

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