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cultura e spiritualità


Disillusione Europa

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 1 Aprile 2024, 11:15am

Tags: #unica

Disillusione Europa

Senza che molti facciano lo sforzo di mettere a fuoco, la nostra generazione sta vivendo in questi giorni la più grossa disillusione della propria vita. Dopo il 1989 e la caduta del Muro di Berlino, abbiamo creduto in un’Europa definitivamente pacificata, anzi in un Occidente intero che mai più avrebbe dovuto fare i conti con lo spettro della guerra. Ora, è ben difficile che Putin o chi per lui osi davvero attaccare un paese Nato perché questo significherebbe semplicemente condannare la Russia all’autodistruzione. Nonostante la chiamata in servizio di altri 147.000 soldati, l’esercito dello Zar ha già dimostrato di non essere all’altezza delle armi occidentali passate peraltro all’Ucraina con grande parsimonia ed in genere quelle tirate fuori da vecchi arsenali di ordigni superati dalla tecnologie più moderne.

Ciò nonostante, resta il volto minaccioso nel cuore del Continente con i paesi dell’ex blocco Sovietico chiaramente allertati, alcuni in posizione di maggiore debolezza anche in quanto non protetti dall’articolo 5 della Nato che prevede l’intervento degli alleati in caso di aggressione.

Per molti, l’ombrello si è aperto di recente (scandinavi, come Finlandia e Svezia). Per altri si era fatto con sensibile preveggenza in quanto strategicamente sulla linea di antichi confini da ribaltare.

Di Putin si fa tutti a gara ora a nascondere e dimenticare i pur recenti flirt consumati con lo zar; e del resto non si può negare che per un certo numero di anni la cosa sia sembrata la più naturale delle strategie di avvicinamento, sia perché l’ex Kgb aveva mostrato solo il suo volto migliore (!) in quanto interessato; sia perché l’illusione del post 89 non ha appunto risparmiato nessuno, come si diceva in apertura.

Sono stati commessi degli errori strategici – la dipendenza da gas e petrolio russi, per esempio – e in nome di questi si è pensato di normalizzare rapporti che nei fatti si sarebbero rivelati pericolosissimi.

Aperte le porte, in Occidente è arrivato di tutto. Non solo petrolio e non solo gas; non solo ricchi oligarchi amici dello zar pronti a spendere e ad investire (persino nel calcio, per esempio, e Londra è ancora piena delle dimore principesche di costoro). Ma anche denaro fresco, influenze e ingerenze in tema di politica e di partiti da sovvenzionare; di uomini fidati da consolidare; di fake da vendere in ogni campo per destabilizzare; di mercanti e spie per piazzare denaro da riciclare e infine per controllare il proprio dissenso interno all’estero oltre che nel Paese.

Quei pezzi di puzzle che tutt’a un tratto veniamo scoprendo e denunciando in questi giorni, dal Parlamento europeo al finanziamento di gruppi e partiti, di scuole di pensiero di segno fuorviante in modo evidente sono tra noi sicuramente da decenni, cellule attive, non dormienti.

Solo che i venti di guerra li rendono adesso intollerabili e pericolosi, finalmente da denunciare. Tanto da farci sentire come oggetti di un evidente raggiro, noi gente comune, quanto meno.

Che è poi il prezzo della disillusione che stiamo vivendo.

Di quella stessa per cui la guerra dunque non è mai terminata. Di quella per cui dell’uomo non resta se non la sua inesausta inclinazione a muover guerra. Qui e altrove. Per mille ragioni. Di cui la prima è la sua natura, temo. Poi tutto quello che attiene l’intima e la personale aggressività, l’amore del potere, la violenza, il sopruso, la prepotenza. Nei fatti, un odio sostanziale per la democrazia.

Non è mai stato un caso che alla più nota delle rivoluzioni, la madre di tutte, si andò gridando liberté egalité fraternité, esattamente ciò che non era e non sarebbe mai stato, un’utopia.

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