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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


la tv in bianco e nero

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Maggio 2023, 11:25am

Tags: #unica

la tv in bianco e nero

Eravamo ingenui. Non c’è dubbio. Le reti Rai, una volta, fossero una due o tre (io le ricordo tutte e tre attive da sempre, in verità nda.) costituivano per noi tutti (molti?) anime belle, l’autorità garante in merito all’attendibilità di un’informazione: “lo ha detto anche la tv”.

E va bene. Di acqua ne è passata sotto i ponti. E anche a Saxa Rubra che in passato era solo viale Mazzini e via Asiago, via Teulada (siamo sempre lì). Prima le commerciali, la liberalizzazione del mercato, i nuovi monopoli, i pesci piccoli che se li mangia quello grosso, quelli che muoiono di stenti, poi tutto quel che è stato dopo.

Oggi affermare “lo ha detto anche la tv” non ha ragione di essere. Quasi non lo sostengono neppure i più anziani. Questo nei fatti o almeno nella forma si chiama pluralismo dell’informazione. Ma anche dell’offerta. Ne abbiamo provato frutti anche maligni durante la pandemia, purtroppo. Per non dire nel corso delle campagne elettorali. Trump e altri come lui per esempio se ne sono serviti spudoratamente.

Ma non entriamo nel merito delle fazioni e delle fakes. Non ora.

Al pluralismo era ispirato in qualche misura – persino suo malgrado – lo stesso metodo spartitorio della lottizzazione in voga sotto la I e in parte la II repubblica. Diciamo che ci si dava un tono quanto meno; ed un contegno, per cui quello che sosteneva Rai 1 non coincideva di norma con quanto sostenuto e messo in copertina dalla terza rete. Lasciamo stare il privato. E’ un altro discorso.

L’essere parziali del resto, vistosamente, deliberatamente, comporta del resto scegliersi un certo tipo di spettatori e di fruitori, un preciso segmento di mercato; far loro riferimento ed essere a conoscenza di investitori e inserzionisti a cui rivolgersi con ottime possibilità di successo. Lo fanno tutti. Anche nei giornali in cui ho lavorato.

Se tratti un qualche e lo fai in quella maniera, sai anche a chi puoi rivolgerti per ottenere inserzioni, o denaro, o finanziamenti. Su questo non si discute.

Ma bisogna parlare di servizio pubblico però e provare a farlo senza retorica e senza troppe reticenze, mantenendo ciò nonostante un sano senso del pudore. Forse l’occupazione delle maggioranze di governo precedenti a questa è stata altrettanto massiccia, ma anche meno sfrontata, meno nel segno del monocolore assoluto, della razza da preservare, e dell’epurazione a cui mettere mano.

Ciò detto, le minoranze si sono sempre lamentate di essere ignorate. Esiste un osservatorio per questi rilevamenti, quello di Pavia, spesso chiamato in causa per segnalare forzature e distorsioni del sistema. Il che accade significativamente in occasione di alcune campagne referendarie, di temi scottanti che dividerebbero maggioranze e società civile; che romperebbero il fronte dei democratici e dei cattolici. Ebbene a questo siamo abituati. All’epurazione totale io non ancora. Non in salsa bulgara o ungherese.

Solo i regimi totalitari si comportano in questo modo: mettendo il silenziatore e la museruola al dissenso. Accade in verità in tutte le autocrazie. E le monarchie assolute, in genere si creano un organo ufficiale di stampa a propria immagine, su misura.

Si deve sapere però che se quell’organo assolve a quella sola funzione, trattasi oggettivamente di un organo funzionale ad un progetto e ad un disegno di parte: a farsi propaganda, con la pretesa di evitare che altri ne travisino intenti ed iniziative; che maliziosamente fraintendano o lascino farlo a chi ascolta.

Si deve sapere che se li ascolti e li segui, stai leggendo e ascoltando radio-partito, radio maggioranza o radio opposizione. Dopodiché, sarebbe il caso che ti rivolgessi anche altrove. Se non altro, per bilanciare. Cosa che non va di moda. Si dà il caso però che quel servizio pubblico è pagato con i contributi e anche con il canone di tutti quelli che lo pagano, che siano in linea o meno col signorotto di turno. Che almeno su questo, la lottizzazione, visto che altro non pretendiamo, sarebbe stata una scelta migliore. Come una volta, o quasi, quando in un sistema elettorale peraltro proporzionale, in qualche misura tutto l’arco costituzionale sembrava poter aver diritto a farsi sentire. Non che accadesse esattamente. Insomma!

E poi, diciamocelo. Si tratta di uno spettacolo indecente. Vedere che tutte le figurine sono dello stesso colore. Neppure sull’album della Panini. Così non si può giocare il campionato. La vita ad un solo colore è un insulto, anche in televisione.

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