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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Luce della luce

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 22 Novembre 2022, 17:44pm

Luce della luce

Io trovo che molti commenti, molte letture che accompagnano per tradizione i cristiani negli ultimi giorni dell’anno liturgico, questi, cioè tutti quelli che precedono l’inizio dell’Avvento, siano pieni di un fascino e di una suggestione impareggiabili. Parlo di “cristiani” apparentemente ma, prendendo per buono un vecchio assunto crociano, “cristiani”, da questa parte, del mondo lo siamo tutti – anche post cristiani  se volete – credenti o meno. E tanto mi sembra che abbatta il muro del discrimen e che quindi avvalori l’idea che quelle pagine sono belle e piene di suggestione per chiunque. Sono capolavori universali. Lo sono per chiunque provi ad immedesimarsi nell’universale sentire umano, con enigmi domande ed attese.

Quelle pagine dei padri non sono quelle che potresti immaginare: delle nostre ingenue letterine di Natale illuminate dalla porporina (ne ho ritrovate di nostre tra le vecchie lettere di mia mamma nda). Non sono l’ouverture di una fiaba.

Sono però contrassegnate dal simbolo e dall’attesa della luce, di far luce, di comprendere, di trovare conferma o d restarne sorpresi. Che è sempre meglio ed auspicabile, oltretutto.

Uno potrebbe pensare che ci si stia riferendo all’avvenimento o all’avvento di questo, come quello – il definitivo - che avverrà al momento del Giudizio finale, cioè al termine del mondo, il michelangiolesco Giudizio Universale: o come l’epifania degli ultimi tempi, un apocalittico millenarismo.

Gli ultimi tempi invece sono quelli di chiunque sia prossimo a vedere i contorni di un proprio disegno; la visibile per quanto lontana realizzazione di qualcosa che sia essenziale per sé. E non è solo la fine, la vita dopo la vita, questo.

Ogni volta che sei prossimo al traguardo, che lo vedi quanto meno, è uno di quegli ultimi tempi. E questo potrebbe valere – anzi vale – anche nel campo della fede. Avvicinarcisi - e non solo perché lo si è cercato o desiderato - è prossimità al tempo ultimo; il prossimo, in cui la luce – quella luce, quelle cose in piena luce, più o meno – sfolgorano.

E’ più, direi della nebbia e del Dio di spalle di Mosè e dell’Antico Testamento. Ciò sia detto senza nessuna volontà di contrapporre le tradizioni.

Intendo dire che magari ingenuamente ma a noi pare che questo mettersi in piena luce, dia un volto ed una riconoscibilità evidente, che soddisfa e rassicura.  

La luce dunque.

Era questo il tema centrale di un passo di Agostino, questa mattina, prendendo spunto da salmi ed epistole paoline. Il salmo recitava “alla tua luce, vediamo la luce”. Facile concludere che quella luce illumina tutto il resto, il sole che rende visibile e leggibile (quasi) ogni cosa. Non vorrei essere dogmatico e neppure assertivo. Detesto atteggiamenti di questo tipo.

Vero è che al termine di un percorso (ce ne saranno altri ed altre tappe) il desiderio che si faccia più chiara la nostra posizione, la direzione, la distanza che ci separa da un posto sconosciuto, chiede ed invoca quel balenio di sole.

Nella sapienza dell’assunzione di tanto paganesimo da parte dei Padri del cristianesimo, motivo per cui alla festa del Sole si sovrappone il Natale che reca in terra un altro sole, le pagine a cui mi riferisco contengono la nuova fede con la sua sensibilità e molta parte di ciò che l’ha preceduta.

Per fioca o meno che sia la vista degli uomini, non ce n’è uno al mondo tra loro, che non la benedica. Persino quando gli son dati da vedere gli orrori e le ingiustizie di questo mondo. Vede perché sulla verità sia fatta luce. Vede perché deve sapere e tutti debbano sapere. Vede perché i nostri occhi, alla luce di quelli altrui a volte – molto spesso – vedono ciò che da soli non avrebbero visto mai.   

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