I vecchi giornalisti non sono poi così diversi da quelli che chiamiamo “i vecchi artisti”. Nessuno può vietare a chi abbia qualcosa da dire, di scrivere e di comporre ancora, di cantare. Anche se questo, a qualcuno sembrerà che crei come “un tappo generazionale” alla scoperta di nuovi talenti, a nuove esplosioni, a nuove assunzioni. Anche perché di assunzioni non si parla più. Viviamo tutti come free lance oramai e come collaboratori esterni. Ragazzi, questa è la bellezza del mercato, da qualche anno. E l’editoria, non solo musicale, non se la passa bene.
E’ quello che mi sento di affermare – ecco - in merito alla polemica sui presunti vecchi scrivani che non si farebbero da parte (così ci chiamava fino all’altro ieri un certo gruppo oggi al governo del Paese); che non lascerebbero posto ai giovani, querelle a cui ha dato la stura Michele Serra, qualche giorno fa; e che riprende Natalia Aspesi quest’oggi, su Repubblica.
Certe lunghe carriere, non so perché, sembrano dare fastidio, ovunque.
A certi artisti non perdoniamo di attraversare età e decenni; sostenendo che non abbiano niente da dire; che farebbero bene a farsi da parte, quindi. Se pubblichi un altro disco è solo per denaro; e sei un brontosauro che sopravvive a se stesso. E così per qualsiasi altra espressione artistica.
La vecchiaia non può ridursi a pura anagrafe.
Certe ultime pagine non sono meno affascinanti delle prime, così che una volta chiuso il volume, se ne sente la mancanza, hai voglia a sostenere il contrario!
Se solo ci fossero ancora loro …
Senza indulgere troppo alla benevolenza che si coltiva nei confronti del mito, dal momento che a volte sembrerebbe bene preservarne il ricordo fulgido piuttosto che esporlo allo spettacolo un po’ mesto del tramonto, ciò nondimeno a nessuno si può imporre il riposo forzato. Sarà pur vero in qualche caso che si assomiglia in modo sbiadito a quel che si è stati – né sempre è così – e ad ogni modo nessuno può dire ad altri “ora basta!”. Si trattasse pure del campione che smettere non sa e decide di giocare ancora in una serie minore.
Non sei nessuno per giudicare.
Lasciateci pure raccontare sempre la stessa storia, se credete che le cose stiano così; come se non fosse vero che per tutta la vita si canti e si scriva la stessa canzone e l’identica storia.
E’ che a rileggerla, ogni volta ti sembra che proprio perfetta non ti sia venuta e non fai che ripassarci su, a volte, spesse volte.
Se hai da dire, non è lo spazio che ti manchi per poter cominciare la tua.
E poi ripeterla, ripeterla, ripeterla ancora, anche tu, d’ora innanzi, quasi all’infinito.