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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Parlavamo soli con molto dolcezza - Madri e figli

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 27 Agosto 2020, 18:19pm

Parlavamo soli con molto dolcezza - Madri e figli

Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente che sei Tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuor d’uomo. (Confessioni, IX  - Agostino).

In questo modo, a cavallo tra questi due giorni in cui si fa memoria, in sequenza, di quella madre e di quel figlio consegnati ormai alla storia della spiritualità e della letteratura mondiale, ho voluto fornire il mio contributo. Che non vuole essere, come spero, né melenso né troppo romanticheggiante. Dell’estasi di Ostia e di quei giorni che precedono l’addio si parla talmente spesso ed a sproposito che non sento di dovere aggiungere altro. Se non la banale riflessione che di quei discorsi sul futuro che riferisce Agostino è difficile trovar traccia nella vita reale, anche nelle relazioni tra madri e figli. Che più spesso regnano i silenzi, perché parlarne è doloroso.

A nessuno piace ricordare la precarietà dei giorni, fossero i più felici o i più complicati del mondo. Resta molto più spesso il non detto, anche in fatto di spiegazioni non date e di perdoni mai concessi appieno; di chiarimenti. Le cose, anche le più amare, ce le portiamo via così. E non si può biasimare.

Dopotutto, anche Agostino dice “dimentichi del passato”. Mostrando così di volerlo mettere da parte: non se ne parla più …

Mentre parlarne sarebbe una medicina necessaria, se non miracolosa, per potersi riabbracciare. Forse gli abbracci che mancano sono come le parole che non si sono dette.

Agostino e sua madre, Monica, parlano dei santi, di quelli che saranno salvati, che vedranno ciò che nessuno vide e udì qui su questa terra.

Ed anche questo è un bel modo di passare oltre, di sublimare, e di omettere un dolore. O di quello che ha fatto male o di quel bene che ci fa male pensare non vivremo più, mai più.

Dopo poco tempo – continua - sua madre che intanto ha confessato di non desiderare nient’altro dalla vita, che ha avuto tutto quel che voleva, suo figlio credente, si ammala; e in capo a pochi giorni muore.

Se ne dovrebbe restare edificati, mentre io vedo ancora un’altra occasione mancata, o inevasa. Ma forse questo è solo una proiezione della nostra sensibilità. Diciassette secoli fa, e anche molto meno tempo fa, a nessuno sarebbe venuto in mente di fare chiarezza sulle proprie relazioni familiari.

Come se si fosse trattato di un suolo sacro o di un campo minato, non andava calpestato. Neppure per provare a capire le ragioni del proprio cammino.       

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