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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Attrazioni fatali - cuore suggestione o intelletto

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 27 Giugno 2020, 11:10am

Tags: #unica

Attrazioni fatali - cuore suggestione o intelletto

Bello l’affresco che ho postato, no? Me ne ricorda in verità, molti altri che ho veduto in questi anni e che mi riportano ad una serie interminata di viaggi (non li chiamerei “pellegrinaggi”) che continuo a fare. Un pastore, come il Giovanni Gualberto della Basilica di santa Prassede in Roma, per esempio, che è un prototipo e non esattamente un capostipite di quella razza che vedo sui muri del templi visitati. Specie se isolati e chiusi al turismo delle masse. Tant’è …

Ora, non posso fare a meno di chiedermi, onestamente, per quale ragione continui ad essere attratto da figure come quella ritratta nella foto di san Domenico di Orvieto (o sant’Andrea?).

Spiegazione numero 1: per qualche soggiacente suggestione storica e letteraria. Ne va dei mie studi medievali e del fascino che hanno esercitato su di me. Basta? Non direi. Ho studiato molte altre cose, con quale profitto non saprei.

2) per il motivo che in essa vedo ciò che sarei voluto essere, sublimando la mia anima terrenissima e quindi rifiutando quel che sono, rinnegando una bella parte di me, della mia storia, di quella che mi hanno scritto addosso e delle relative e conseguenti sofferenze. Non avere un corpo mi avrebbe aiutato, forse? Così come non avere relazioni e contatto con l’umano …

3) perché sono alla ricerca perenne e patologica di un padre e di una guida. La qual cosa si collega a quelle precedenti, perché nasce dal non voler prendere mai del tutto il timone della propria vita e con questo le proprie responsabilità. E dire che un padre ce l’ho avuto e non del tutto neutrale, rispetto alle mie scelte …

4) perché quel pastore guida e tutto il resto me lo son cercato anche dove non si trovava. Tanto che qualcuno mi rimprovera di reiterare una dinamica che ho ripetuto all’infinito, salvo prendere un po’ di calci in bocca. E forse mi sta bene.

5) perché la mia ambizione continua ad essere quella del viandante sradicato, un pastore transumante, un uomo in giro, in movimento, più che un giostraio, un solitario, e come tale lupo e pastore, transfuga e pellegrino, uno libero, un saggio irresponsabile quale io sono.

Non so a quanti importi di questa mia sincerissima riflessione, salvo che la ricostruzione potrebbe essere estesa a molti come me. A molti vagabondi e passeggeri, liberi e senza casa, gente che cerca libertà - e pure dello spirito - monaci e abbadesse, eremiti e solitari, artisti e controcorrente, ribelli e disertori.

Non si tratta neppure di voler fare da guida a nessuno, come se il bastone fosse quello del comando; perché semmai è quello di chi cammina in altura. Insomma è un’altra cosa.

Leggetevi qualcosa e capirete. Di come molti vadano alla ricerca di un cammino e sul principio di uno che lo mostri. Ah quanti ne ho conosciuti anche in certi posti. Ma mica solo là …

Dopodiché, via, per andare per calle e strade. Non fatto per vivere in comune, anzi del tutto inadeguato, mi ritrovo esattamente in quell’immagine, solo meno vecchio e meno in carne, per ora.

Il bastone della vecchiaia, come si dice, è non smettere di appoggiarvisi vezzosamente per vagabondare. Senza contare che quegli uomini, rozzi grossi e grezzi, spesso – basterà leggerne le vite di despoti di sé e dei sottoposti, discepoli e seguaci, sono solo un interrogativo da porre alla normalità, così che io, per quello, resto uno che non ha mai smesso di domandare.

Ad ogni normalizzazione trovo qualche buon motivo per muovere qualche obiezione. Siamo fatti così.  

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