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cultura e spiritualità


Strettamente personale: quel che butto è l'amaritudine

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 1 Gennaio 2020, 07:47am

Tags: #Lo spirito del viaggio

Strettamente personale: quel che butto è l'amaritudine

Pubblicherò questo post intorno alla mezzanotte, così lo leggerà il minor numero di persone suscettibili possibile. Lo faccio come una terapia. Quella dei ten years later. Ognuno potrebbe applicarlo a sé e così buttare quel che va buttato o sublimato – scegliete voi – e non alimentare più quella mi piace chiamare “amaritudine”, consegnandola al decennio trascorso. Per non tornarci più. Mai più con lei. Nonostante tutto.

Scusate anzi se dimentico qualcuno, per quel che conta ...

Dieci anni fa, di questi tempi, sono tornato in chiesa dopo circa quindici anni di assenza, funerali e anniversari di matrimonio esclusi. Confesso di averlo fatto dapprincipio (magari era solo un pretesto, chissà …) per un futile motivo. Come una scommessa ed anche una specie di voto per cose personali che non sto qui a raccontare. So che era il Natale del 2009.

Me ne sono rimasto in fondo alla chiesa, ben nascosto, mentre scorgevo la sorpresa e lo sconcerto di quelli che mi erano accanto. Il 2010 è stato un anno strano, diciamo pure di riscoperte coltivando giovinezze, le mie. Mentre ero impegnato tra palestre e lavori editoriali, guide turistiche e così via, decidevo – suggestionato e convinto da qualche libro che venivo leggendo – di voler fare la svolta del secolo. Contatto perciò una comunità religiosa appena nata. E me ne vado in Calabria a fare esperienza. Mi ritrovo presto in un container, scelta di povertà di chi mi aveva accolto e tra qualche mania: ad esempio non si prende l’auto se non su autostop al fine di “avvicinare alla fede cristiana” quelli che ci avrebbero presi a bordo. Confesso: non ho mai osato farlo.

E sono tornato a casa, ben presto.

Quei ragazzi so che sono cresciuti di numero, pur in presenza di qualche zarina dittatrice, a suo tempo.

2011 di lavoro. A settembre, a Milano: una casa editrice cattolica con annessa famiglia religiosa. L’azienda funzionava, mentre io cercavo ancora. Quello che trovo è Chiaravalle milanese, prima che salisse agli onori della cronaca. Io me ne sono andato prima.

Il bello dei primi era il loro senso pratico. Quello dei secondi (Chiaravalle) la cura delle celebrazioni.

Venivo da esperienze teatrali, quindi all’inizio ho apprezzato. Fu alla fine del 2012 che fui ospite dei Padri Cappuccini (Ospite! – ribadisco) per qualche settimana. Bellissima location. Ho saputo in seguito che è stata chiusa. Per mancanza di materiale umano. Ci sta anche questo.

Un anno di Seminario, a Napoli (non c’era ancora don Gennaro Matino, promotore dei diritti civili pure in Curia e anche qui la tempistica non ci ha aiutato) e poi di corsa nell’area in cui mi trovo ora dall’autunno del 2014, cinque anni, tra Lazio ed Umbria, tra Sabina e diocesi di Terni. Nel frattempo ne ho conosciute di persone e di promesse varie e percentuali (sic) e così di persone, di timori, di ostacoli e di aperture. I nomi non si fanno per non incorrere in querele.

E’ stata una bella avventura, la mia, nel decennio. Quello che avverrà da domani, nel decennio successivo, è in grembo agli dei, verrebbe da chiosare.

Cambieranno gli interlocutori e i protagonisti in scena probabilmente. Ci sono dei punti fermi in questo tourbillon?

Come dice un mio conoscente, il mio studio, che non è né matto né disperatissimo però, e la voglia di andare avanti, sempre, finché avremo respiro.

Visto che va tanto in questi giorni tirare consuntivo su questi secondi dieci del 2000 e sull’ultimo tratto di strada, l’ho fatto anche io e riconosco la fatica, la mia, la loro, di chi mi fa compagnia.

Dall’esterno si potrebbe pensare che siamo andati per tentativi e che i risultati siano quelli che sono.

E invece io sento di aver vissuto, quasi sempre, anche un po’ pericolosamente, ma sempre, senza smettere di farlo. Costasse anche tutto quello che è costato. Il prezzo? Si può ancora trattare. E ora l’amaritudine la possiamo archiviare. Se non avete potuto fare a meno di leggere, spero che anche questo mi venga perdonato.

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