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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Il torchio e il tino - alle radici di una simbologia (cristiana)

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 12 Ottobre 2019, 11:44am

Tags: #versi, #I PADRI

Il torchio e il tino - alle radici di una simbologia (cristiana)

Se aveste voglia di rivedere scorrere, davanti agli occhi, tutto il corredo di immagini della iconografia sacra, Antico e Nuovo Testamento compresi, basterebbe dare un’occhiata al testo del profeta Gioèle (4,12-21) che si legge stamattina. Dove? – chiederete.  Nelle Chiese. Quelle cattoliche, non di rito ambrosiano.

Se aveste avuto esperienza o qualche sentor di codici, di miniati e di decorativi; di pannelli, di arazzi; di libri sacri illustrati e resi illustri; di vetrate; persino dei decori e dei fregi sui portali delle chiese e sulle balaustre, in pietra in marmo ed in metallo; se aveste avuto dei dubbi sulla genesi di qualche simbolismo; e se di questo ne abbiate cercato affannosamente l’origine, il testo che vi segnalo è più che abbastanza per perdercisi dentro. E per trovarsi immersi in questo patrimonio immaginifico suggerito, al quale ormai ci siamo abituati, con corredi sacri, antichi e moderni a piacere; stole casule ed affini, per quanto stilizzati. O più ancora banalizzati. Come sempre accade a quanto si riassume, si schematizza, si richiama, quasi senza memoria e senza troppo rispetto per essa. La messe matura, la falce, venite e pigiate, il torchio e i tini. Il resto lo lascio a chi legge. E si tratta del resto di un bel viaggiare. Con la fantasia e con le analogie, con ricordi vaghi di cose intraviste e di cose appena appena lette, di sfuggita. O ascoltate.

Se aveste avuto l’occasione di tenere tra le mani i libri quasi ridotti in carta velina, delicata e consunta, andata, di un qualche monastero secolare, così come mi è accaduto, capireste quale fondo evocativo va a squarciarsi. E per qualche verso, quale emozione. Laddove la memoria, anche personale, s’intreccia ad una storia, molto antica.

Mi affascina sempre pensare a chi e a quanti, con quali pensieri e aspettative, abbian tenuto tra le mani queste cose, oggi preziose. Coi sigilli loro; con le chiavi che ne aprivano la serratura, lo scrigno, come il settimo e l’ultimo di tutti, il finale. Il che è verosimile dopotutto, visto che siamo ai margini di una letteratura da Apocalisse.

Vi lascio gustar le cose, sperando che siano uno stimolo per andare oltre. Si diceva ieri con un mio amico di lunga data, un sant’uomo, come si direbbe, di non fermarci alla citazione, non alla Parola e neppure ad una intellettuale conoscenza anodina. Nemmeno, tanto meno, alla conservazione gelosa di quel che è stato, a difesa della roccaforte e della cittadella.

Di far diventare tutto vita ed arte – visto che si somigliano tanto le due cose. E di lasciare che le suggestioni si sedimentino e poi si magmatizzino, per ricominciare a fare storia, in qualche maniera, non solo filologia. E neppure solo dottrina.

E’ un invito a tutti quelli che di queste pagine si alimentano o avrebbero voluto farlo. Che la povere non sommerga ogni cosa.

 

Gioele (4, 12-21)

Così dice il Signore:
 Si affrettino e salgano le nazioni
alla valle di Giòsafat,
poiché lì sederò per giudicare
tutte le nazioni dei dintorni.
Date mano alla falce,
perché la messe è matura;
venite, pigiate,
perché il torchio è pieno

e i tini traboccano,
poiché grande è la loro malvagità!

 
Folle immense
nella valle della Decisione,
poiché il giorno del Signore è vicino
nella valle della Decisione.
Il sole e la luna si oscurano
e le stelle cessano di brillare.
Il Signore ruggirà da Sion,
e da Gerusalemme farà udire la sua voce;
tremeranno i cieli e la terra.
Ma il Signore è un rifugio per il suo popolo,
una fortezza per gli Israeliti.

 
Allora voi saprete che io sono il Signore, vostro Dio,
che abito in Sion, mio monte santo,
e luogo santo sarà Gerusalemme;
per essa non passeranno più gli stranieri.
 
In quel giorno
le montagne stilleranno vino nuovo
e latte scorrerà per le colline;
in tutti i ruscelli di Giuda
scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore
e irrigherà la valle di Sittìm.

 
L’Egitto diventerà una desolazione
ed Edom un arido deserto,
per la violenza contro i figli di Giuda,
per il sangue innocente sparso nel loro paese,
mentre Giuda sarà sempre abitata
e Gerusalemme di generazione in generazione.
Non lascerò impunito il loro sangue,
e il Signore dimorerà in Sion.

 

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