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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


DA DESTRA A SINISTRA - Oltre una biblica simbologia

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 26 Novembre 2017, 12:17pm

Tags: #Lo spirito del viaggio

DA DESTRA A SINISTRA - Oltre una biblica simbologia

Giorni fa, su di un allegato di un quotidiano nazionale, trovavo un ampio servizio sui mancini, cioè i “sinistrorsi”, e sulla loro presunta eccezionalità. Ne trovavo di indicati ed elencati in ogni campo. E sempre con il crisma dell’eccezionalità.

In realtà su quest’ultima – e lo dice un ambidestro, peraltro – molto si potrebbe discutere, perché i geni sono tanto destrorsi che il loro contrario. Ad ogni modo tra costoro ce n’erano di ogni tipo: da Napoleone al tennista Nadal, da Marie Curie all’ex presidente Obama.

Un argomento del genere era stato affrontato nel frattempo anche su di una pagina dedicata alla Cabala, non ricordo se ebraica o cristiana.

Ora, detto che ancora quarant’anni fa o anche meno (e tra questi cotai son io medesmo) a scuola, imparando a scrivere, si veniva corretti per questa “anomalia”, la cosa richiama ogni volta alla memoria anche quei passi biblici in cui di destra e sinistra, in termini simbolici, si parla.

Se la sinistra non deve sapere quel che fa la destra (e il suo contrario) in fatto di elemosina, solo metafora per dire che le elemosine non sono fatte perché lo sappia il mondo intero (ma Zaccheo sceso dal sicomoro, confida a nostro Signore, giustificandosi, che se ha prestato, dà due o quattro volte in elemosina quello che ha guadagnato, forse con l’usura …); così allo stesso modo, “molte volte tanto” avranno tutti coloro che avranno dato via ogni cosa e avranno rinunciato a famiglie e campi e denaro.

Ora, nella Festa del Cristo Re dell’Universo, che cade per noialtri oggi, in Matteo (25, 31-46) si legge “Saranno riunite tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra”. Esattamente come aveva scritto anche Ezechiele, dividendo nel suo caso, montoni e capri, pecore e montoni. “Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”. Quelli alla destra sono pecore e non capri, cioè si sono comportati in modo retto ed obbediente. Gli altri sono stati ribelli e, come fanno i capri, si sono inerpicati, ciascuno dove lo spingeva il proprio desiderio.

Mi viene da notare in merito, che una traccia di questa stessa considerazione (destra come obbediente, giusta; sinistra come ribelle) viva anche nel vocabolario delle lingue celtiche ed anglosassoni (right che significa destro, e significa anche giusto, regolare). E che in fondo la diversità (del sinistrorso) è sempre un elemento di turbamento rispetto alla regola e che quindi come tale insospettisce, come se fosse opera del caos e del diavolo (Dio mette ordine creando dal caos disordinato, destra e sinistra), così come si dice “quell’uomo dipinge con la sinistra, la mano del diavolo” cioè quella del ladro e del biscazziere, dell’ingannatore. La prestidigitazione è l’uso infatti indiscriminato ed indifferente di entrambe le mani. Le mani del diavolo sono subdole. Si dice anche che il diavolo sta nei dettagli (i piedi nascondo gli zoccoli, che ha la coda sotto le vesti umane, che usa la mano sinistra per ingannare come Giuda per prendere i trenta danari e per baciare nostro Signore). 

Parliamo in ogni caso – è chiaro – di retaggi antropologici che rimandano all’idea stessa della diversità entro ed oltre la tradizione cristiana. Potrei aggiungere – pur rischiando qualche contestazione in merito – che anche nell’immaginario politico collettivo, nel linguaggio poi universalmente adottato, abbiamo abbinato e contrapposto l’idea di destra (obbedienza, ordine e rigore, tradizionalismo e conservatorismo) a quella di sinistra (ribellismo, contestazione giovanile e non, operaismo, lotta di classe, progressismo nel campo dei diritti etc.).

“Poi dirà a quelli che stanno alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli”. Dal che potremmo concludere che, senza volere attribuire al Cristo intenzioni che fossero intenzionalmente discriminatorie (credo che gli interessasse altro), di certo, esprimendosi secondo il codice culturale, di comunicazione di quella gente e di quel tempo specifico, non poteva che adottare il vecchio ed universale schema di destra/sinistra come rispettivi simboli di rettitudine e di perversione.

Il sinistro, chi si comporta ed usa ciò che ha in modo diverso dalla maggioranza (vale anche per la sessualità a ben vedere nda. ), è senza meno, quanto meno sospetto. E se sinistro si chiama l’evento e l’incidente persino per l’assicurato (vd alla voce “sinistri”), nemmeno questo sarà esente dalla medesima radice simbolica, tanto che Dio prende sempre per la mano destra (vd. salmo 72); o sta alla mia destra; così come Cristo siede alla destra del Padre; e ancora alla destra sono i salvati dell’Apocalisse (cioè stanno e siedono dalla parte giusta e dalla mano che porta alla bocca il boccone e che quindi lo sa porgere a chi gli sta vicino). Mentre alla sua sinistra non siede nessuno e soprattutto anche negli affreschi michelangioleschi, Dio non porge se non la mano destra, quella che tocca e crea, che indica e che salva.

Potremmo aggiungere infine che la mano benedicente è la destra, con l’indice che indica infine la rotta giusta, il lato giusto del mondo (vd il Cristo Pantocratore). E che anche il viaggio di Dante e dei suoi salvati viene indicato dalla man destra, man dritta (Right dunque come in inglese) cioè dal lato destro, tanto più di fronte al Purgatorio, dove la via diritta va seguita anche per porre rimedio agli errori, ai sinistri, alle inversioni di rotta, della vita terrena che hanno condotto ad imo ad imo fino alle spiagge della montagna da scalare, da man destra appunto, da dove vengono anche le anime in processione (Piccarda e le altre, peraltro). Destro è infine il senso orario e da destra si scrive in caratteri ebraici ed nelle lingue arabe.

Il tutto fa riflettere a mio avviso sul valore dell’omologazione culturale e della apologia dell’uniformità in cui quasi sempre si è caduti anche nella nostra cultura ebraico-cristiana.

Va detto a completamento e in opposizione a ciò che di contro, più volte i testi paolini sottolineano il valore pure della varietà, della difformità, della estrema varietà delle espressioni dello spirito, per le quali quindi man destra e il suo contrario non sembrano più contrapporsi come i campi del bene e del male.

Non perché in uno sia anche il male e nell’altro anche il suo contrario (le mille sfumature di grigio o di rosa che vorremmo vedere in ogni cosa) ma perché i colori del bene sono estremamente differenziati e quelli del male sono come le pelli maculate, cangianti, delle bestie dantesche che gli vorrebbero impedire il passaggio per il suo lungo viaggio.

In fin dei conti, montoni e capri, pecore e non, si confondono spesso e il pastore ha cose più importanti da fare che pensare a schierarle così separatamente come l’esercito della salvezza.

In fondo, zizzania e grano – si dice altrove – crescono assieme e il sole allo stesso modo sorge e tramonta per buoni e per cattivi. Non è che stare ai primi banchi per farsi vedere garantisca la salvezza.

Mettetevi semmai anche dalla parte giudicata da più sbagliata, in apparenza; agli ultimi posti; perché qualcuno vi dica “vieni pure avanti!”. Destra e sinistra sono solo “valore e disvalore” e uno le mani se le tiene libere per disegnare a suo modo e poi raccogliere quello che ha seminato: arte o solo giochi di prestigio.

Chi semina discriminazione è da quella che verrà giudicato. Chi accoglie e soccorre è già solo per questo che si garantisce il diritto di essere ricordato per quel che è stato, un uomo migliore, creativo e quasi un giusto.

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