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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


L'IMPORTANZA DELL'ABBECEDARIO

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 20 Aprile 2017, 11:15am

Tags: #Vita consacrata

L'IMPORTANZA DELL'ABBECEDARIO

Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture.

Mi piacerebbe pensare che il versetto di Luca sarebbe un’epigrafe che gradirei domani sulla pagina conclusiva della mia vita.

Perché sento di averle comprese? No, ma perché mi è stato messo nel cuore il desiderio di farlo.

Non bisogna mettere il morso al bue che trebbia – si dice altrove. E a chi vive quest’ansia di sapere, non bisogna chiudere la via. Mi piace pensare che Cristo non lo farebbe, anche se non c’è dizionario più completo che quello, per conoscere ogni cosa. Da quello, tutto acquista un altro senso, potenziale e possibile, anche inatteso. Il che non ci esime dall’indagine e dalla ricerca, senza superbia.

Ora, se le Scritture, com’è detto in Luca, son tutte piene di quei segni che profetizzano la risposta che è sommata in Cristo (Cristo passa attraverso mille modi e cose, dunque), il mondo è davvero una Scrittura piena di quei segni per comprenderlo e perché lo si legga.

Lo sono le nostre vicende personali, liete e dolorose. Lo sono gli eventi della storia; lo sono gli incontri. Lo è la natura, il creato, l’armonia del cosmo, le sue mutazioni, il succedersi delle ere e delle stagioni. Così va letta ogni cosa e di nessuna va dato nulla per scontato.

Vi è Scrittura nelle specie e nei loro comportamenti; nei cicli biologici e nelle reazioni della chimica; vi è nel pensiero dei filosofi e dei poeti. Ve n’è nella storia delle religioni e dei regimi; nelle contestazioni e nelle rivoluzioni, anche in quelle dei costumi; ce n’è nel mutarsi degli uomini e della loro cultura.

Altrove, nell’Antico Testamento, è di quella sapienza che si chiede il beneficio per capire. Con l’avvento di Cristo, che precisa che neppure una iota va eliminata delle leggi del passato pur superandole e comprendendole tutte, niente di ciò che è ed è stato, è cancellato.

Tutto, tutta la cultura ha un senso e va riletta VA RILETTA E STUDIATA con attenzione per capire, per comprendere come ogni cosa ne prepari in qualche misura il presente e un’altra; e così noi stessi e il nostro pur tortuoso “procedimento”.

Così dunque, non credo “in modo preferenziale” ad una fede dotta ed ignorante, docta ignorantia: la semplicità non consiste in questo. E neppure a Dio potrebbe piacere un uomo che non studia e non interroga, non stimola e non conosce: mai adagiarsi come se nulla fosse e nulla ci interpellasse. Le risposte sono molto più variegate e complesse di quel che si crede.

Credo invece di più e del tutto anzi, in quest’uomo fatto grande a somiglianza di Dio, poco meno degli angeli, a cui Dio offre l’abbecedario e le Scritture per imparare a leggere.

Dio passa per Socrate e per Voltaire; per Bach e Mozart, per Euripide e Dostoevskij, per Shakespeare per Montale e per De Andrè; per Caravaggio e per Vermeer.

Dio scrive nella vita dei grandi e dei piccoli, degli sconosciuti.

L’alfabetizzazione insomma fa piacere a Dio. L’ignoranza credo molto meno, checché se ne racconti in giro.  

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