IL VESPAIO

Il vespaio, come esito della discussione che volevo sollecitare sul tema, si è dunque scatenato (vedi “La messa è finita”).

Quando è costruttivo però e non condizionato dal pregiudizio e dal torpore dell’intelligenza, a difesa di posizioni di comodo e di privilegio, è sempre il benvenuto.

Volevo però chiarire le idee a qualcuno che avrebbe dato una lettura forzatamente personale del mio pezzo. L’esperienza personale a cui faccio riferimento non si sarebbe conclusa, come qualcuno ha lasciato intendere (da qui la mia presa di posizione) perché sospinto fuori dal gregge di Pietro, ma perché - restandovi attaccatissimo e tuttavia vigile e pensante (è ciò che mi è stato chiesto anche da chi mi guidava in quei giorni) - ho concluso che una sola evidenza si imponeva: quella trovare di più consono alla nostra ricerca.

Ciò detto, fin da allora e oggi più che mai resto convinto che la formazione attuale è del tutto inadeguata; sa di scolastico (leggesi stantio) ginnasiale nel senso più antiquato e scontato del termine; sa di impermeabile alle sollecitazioni dell’oggi, ma anche del sempre.

Così come le discussioni in merito alla riforma del percorso formativo ed educativo non devono spegnersi dietro gli sbadigli annoiati dei burocrati e dei docenti che ruminano vecchie lezioni senza entusiasmo. Mettiamoci in gioco! Per giocare però occorrerebbe l’entusiasmo del giovane (non per forza all’anagrafe, sia ben chiaro).

Ho altresì conosciuto nel medesimo ambiente, gente rispettabilissima e piena di fervore. Come mai si son rivolti quasi tutti altrove?

Ps. I nostri esami avevano avuto tutti un esito eccellente, come si dice “il massimo dei voti”. Siamo noi ad aver bocciato quella scuola un po’ “ripetente”. Ne abbiamo trovato di ortodosse (!) un po’ altrove …

Ad ogni modo tutte ci stanno a cuore, sennò neppure varrebbe la pena starne qui a parlare.