Nove giorni per prepararci all’8 di dicembre e poi ancora una quindicina per il Natale. La vita è piena di vigilie e di attese. Senza scomodare i poeti e i loro sabati nei villaggi, sembra che ci si debba sempre preparare a qualcosa. Ci si prepara e si aspetta che i tempi cambino: quelli della nostra vita; non la fine del mondo in senso stretto.
E ogni mondo nostro del resto cambierà e passerà come passano le stagioni della vita, senza che questo debba essere per forza un trauma. Un tempo da giovani si aspettava questo e quello; poi quel mondo è passato e si attende altro.
Era bellissimo ancora e tanto per cambiare il testo riportato nell’Ufficio delle Letture di stamani, un discorso di Agostino, di quelli mirabili rimasti poi come nel linguaggio popolare “canta e cammina” – vi si dice – cammina e canta nell’attesa, che è poi abbiamo malamente tradotto in un cantare e portare la croce, che certo si porta, ma è solo il peso della quotidianità, degli ostacoli e delle piccole incombenze quotidiane.
Ma si cammina e procede ad ogni modo, nella speranza e nell’attesa: si cammina verso quello che sarà, lasciando quel che è stato, per cui l’attesa non è stata vana, in ogni caso.
Noi, io qui ci prepariamo così, senza fidarci sempre e solo di schemi rigidi e stilemi, al mondo che sarà; sapendo di poter cadere ogni giorno in tentazione di non aspettarci niente più – dice Agostino (e dico io altresì) – di non aver saputo perdonare quel che è stato e non è andato; tutto come sempre; niente di più di quello che doveva essere e non è stato.
Adottare in questa attesa, in ogni attesa, uno schema che ti aiuti a viverlo questo tempo, in pienezza e in modo costruttivo, è un gran bene, costruirsi il proprio libro di preghiere e di meditazioni: questo trovo che sia tempo atteso bene.
Scegliersi di leggere così e di studiarsi delle cose e delle pagine belle che da tempo custodivi, significative, anche sul tema che vai ad aspettare e incontrare, da rimasticarsi in ogni caso e da ripensare; ogni giorno, fino a quello fissato ed aspettato: che sia l’8 di dicembre e poi Natale e poi anche altro ancora, attingendo a testi magistrali; inventarsi un percorso ogni volta diverso, con contributi diversi e vari, persino inaspettati.
Non fidatevi delle cose preconfezionate – questo mi dico: non fanno crescere, se non di poco.
E divertitevi a creare una via, un itinerario; come quando si viaggia e si sceglie il cammino per cui passare.
Arrivare sarà creativo, ebbrezza; e come sempre un viaggio nostro è sempre un’altra cosa. Si sarà gustato il tempo dell’attesa e l’obiettivo raggiunto. Lo Spirito non sa essere che creativo.