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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Una lunga emerita vita

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 29 Dicembre 2022, 12:24pm

Una lunga emerita vita

Lunga vita a Ratzinger! Non si scherza su queste cose. In realtà le cronache di queste ultime ore raccontano di un papa emerito in fin di vita: che non parla più da settimane.

Quando si dimise, quasi dieci anni fa, si pensava che non sarebbe vissuto così a lungo. Doveva essere lui stesso a pensarlo. A meno che non si voglia dar credito alle voci per cui le dimissioni sarebbero avvenute in base ad altre valutazioni che non stiamo qui ad elencare.

Si sosteneva, e si sostiene ancora oggi, che la sua personale battaglia per trasformare la Curia gli fosse sembrata ormai senza speranza. In fondo, neppure il successore in questo campo è riuscito a fare molto. Questo lo raccontano i vaticanisti, non il sottoscritto.

Ora, è della sorte di ogni uomo, abbandonando questo mondo (gli auguriamo che ci sia ancora tempo. Ci mancherebbe!), lasciare alle proprie spalle dell’incompiuto e una serie di cose non dette, non rivelate, segreti. Che si fosse deciso o meno di fare così.

Le esistenze si interrompono così, e a volte neppure il rimpianto matura abbastanza per fare che così non avvenga, rivelando ciò che invece sarebbe stato bene altri sapessero. Nel caso di papa Ratzinger è probabile che le cose stiano allo stesso modo. O forse no.

Da cittadino comune, sulla scorta di quel che è emerso negli anni scorsi in Germania, in Francia ed altrove, si ha idea che su alcuni argomenti Ratzinger abbia preferito mantenere il riserbo. O perché non sapeva appieno (ma in tal caso sarebbe colpevolmente mancata l’indagine in merito alle denuncie che arrivavano in Vaticano); o perché le medesime denuncie che dalla Santa Sede dovevano essere fatte, sono state omesse per valutazioni di vario tipo – suppongo - non solo per coprire i responsabili e la Chiesa in quanto tale, come istituzione, nel caso specifico, almeno reticente.

Al di à dell’aspetto umano per cui una vita giunta probabilmente al termine fa riflettere e genera tristezza, resta quest’ombra e la domanda inevasa. Sulle cose che non ci sono state dette: si trattasse anche solo di un auspicabile scarico legittimo di responsabilità. Non tanto quindi sapere ciò che lo spinse dieci anni fa a pronunciare il gran rifiuto come il povero Celestino; quanto ciò che era accaduto ad esempio in tema di molestie ed abusi, che si presume che il Sommo Pontefice non potesse non sapere, quanto meno in quanto posto sulla poltrona più alta di un sistema verticistico a cui le denuncie delle vittime erano state inviate e i conseguenti accertamenti di autorità, e non solo in ordine di risarcimento.

Per non parlare di ciò che sarebbe avvenuto in tema di affari, di appalti, di investimenti, di crediti bancari, di tutto quel che in quegli anni veniva maturando, o di quel che, accaduto prima, era stato portato a conoscenza delle autorità vaticane.

Abbiamo sempre apprezzato la cultura vasta di Ratzinger, i suoi studi, pur non condividendone sempre le idee e le conclusioni. Ma si tratta di aspetti distinti.

Sull’uomo pubblico, sul ruolo interpretato, nel modo in cui lo è stato, molto avremo da discutere come studiosi, come storici e come politologi.

Succeduto ad un gigante della comunicazione di massa, come Giovanni Paolo II, si rischia di apparire piccoli, piccoli. Il resto lo fanno scelte discutibili e lunghi interminati silenzi, mantenuti ostinatamente anche quando qualcuno si è servito del suo nome per contrapporre la chiesa dei conservatori a quella che per i denigratori, sarebbe stata la chiesa degli apostati e degli eretici, cioè quella del suo successore. Una lunga vita – che auguriamo – potrebbe servire anche ad avere l’opportunità di spiegare.    

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