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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Porgi il tuo orecchio (alle parole della mia bocca)

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 18 Settembre 2020, 11:24am

Tags: #salmi, #preghiere

Porgi il tuo orecchio (alle parole della mia bocca)

Porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Se non si trattasse del versetto di un salmo (53), potremmo pensare al titolo di una canzone, a quello di un film. Si direbbe cioè di per sé “evocativo”. Dietro vi è una potenziale narrazione.

È quello che chiediamo quasi sempre agli altri esseri umani; quello che gli altri ci chiedono; che noi chiediamo a Dio, a qualsiasi confessione si faccia riferimento: “Porgi l’orecchio alle parole della mia bocca”. O anche “cerca di ascoltarmi. E cerca di comprendere”. Presupponendo di pronunciare solo parole sincere su di noi, senza infingimenti, senza inganni. “Detesto chi dice la menzogna” – racconta il salmo 118. E anche “odio chi ha il cuore diviso”, non solo tra due verità che sono sempre parziali, ma anche tra vero e falso.

Il timore dell’insincerità, di essere raggirati, è costante in questi testi: c’è sempre uno che loda a parole, ma nel cuore ha la guerra. E quando parlo di pace essi è alla guerra che pensano (119).

Se le parole della mia bocca sono però parole sincere, e sono parole di conforto e di riappacificazione; se chiedono di capirsi e di intendersi, non posso chiederti che di ascoltarmi. Se tu lo fai – conclude il testo – mi sento liberato da questa mia angoscia; posso guardare dall’alto tutto i miei nemici, ciò che mi è ostile e mi impedisce di essere me stesso e di parlare liberamente.

Se tu porgessi il tuo orecchio alle parole della mia bocca, ti racconterei di quanto sia faticoso vivere e di quanto lo sia persuadere altri che ne valga ancora la pena. Perché ne vale infatti, finché c’è ancora qualcuno disposto ad ascoltarti, senza paternalistica falsa comprensione.

Ti racconterei dei dubbi che mi prendono e mi attanagliano. Delle volte che mi sembra di parlare al vento. Di quelle in cui sapere che il tuo orecchio è là, è come presupporre il tuo volto. Mi basta sapere che mi ascolti, per scorgerti in viso.  

Ciò che ci garantisce la presenza di un altro è il fatto che stia lì a sentire, sia vivo, anche solo un cenno, annuendo. E noi, un po’ sospirando e riprendendo il cammino.    

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