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la voce di simeone

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cultura e spiritualità


Se la legge mosaica non è Hammurabi

Pubblicato da Enzo Maria Cilento - fratel Simeone su 16 Febbraio 2020, 12:41pm

Tags: #I PADRI

Se la legge mosaica non è Hammurabi

Tra ieri ed oggi ho avuto modo di ascoltare – non volendo e non sempre godendo - più di un commento al Vangelo corrente nella Chiesa di Roma, terribile e tranchant oltretutto ad una prima lettura; e ne ho tratto una serie di impressioni. Più che altro ho notato l’impostazione che si dà al passo, tra i celebranti.

Esistono una serie di regole e di precetti, a partire dal Decalogo, cioè i dieci comandamenti come una volta ci insegnavano, e tutti, al di là di un regolismo eccessivo, sono “un consiglio” di Dio perché gli uomini vivano bene e siano felici.

A scorrerli, si citano la violenza, il desiderio di possesso e l’adulterio, il giuramento, quindi la falsa testimonianza e giurare quindi il falso. A conclusione, il passaggio apparentemente hammurabico, in cui si spingerebbe a fare a meno (a tagliare) di quella parte di noi, (una mano o quel che sia, a cavare un occhio) che ci spinge al male, cioè all’infelicità. Su tutto il resto avrei poco da aggiungere di nuovo, per quanto sia chiaro poi che le nostre considerazioni di moderni mal s’accordano con quel concetto di adulterio ad esempio. E per quanto l’idea che questo si compia col solo aver provato desiderio per qualcuno che si è guardato non tiene conto di tante sfaccettature, non ultima quella di volersi fermare un attimo prima, sapendo ...

E questo ha il suo peso nonché la sua ovvietà.

Più interessante il punto hammurabico di cui sopra a cui ho sentito dare una spiegazione che riporto in quanto mi ha convinto il giusto. Ci sono cose nella nostra esistenza che evidentemente non ci hanno condotto da nessuna parte, se non nella frustrazione e nell’infelicità. Anche queste sarebbero membra necessarie o accessorie di noi.

Di fronte al male che producono non bisogna avere timore di tagliarle. Domanda: e se tra queste ci fosse un matrimonio, una relazione, degli affetti tramontati, degli amici che non lo sono più? Non sono parti di noi? E non bisogna riconoscere se e nel caso questi rapporti fossero incancreniti? Forse ci si risponderebbe che è l’insoddisfazione che andrebbe tagliata o cavata via, ma questa mi sembra una lettura parziale ed unilaterale. Nel senso che non è sempre immotivata.

In quel caso (di esaurimento e fine) è l’amore, l’affetto la fiducia che sono stati ripudiati. E non sempre da noi, non da noi soli, soprattutto. E’ come se l’unione, di qualsiasi unione si tratti – azzardo - fosse di fatto divenuta illegittima per certi versi perché non più saldata dall’amore; è una forma, una parodia triste di quel che dovrebbe essere, una prassi farisaica appunto.

E l’ipocrisia stessa, la finzione non sono da meno in quanto a peccato, se vogliamo.

E’ vero, il testo precisa che nemmeno uno iota deve essere sottratto a queste leggi, cioè a questi principi. Il tutto ad ogni modo superato dal principio della comprensione e del perdono.

Gli uomini sarebbero tenuti a fare ogni cosa come da legge (mosaica), ma ciò nondimeno tutto viene ripensato e valutato con comprensione, in un’ottica meno casuistica e giuridica.  

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