Lunga incursione in libreria. Sono alla ricerca del testo di François Jullien, “Risorse del Cristianesimo - Ma senza passare per la via delle fede” – edito da Ponte alle Grazie, etc. Trovarlo non è stato semplice. Come non lo è trovare risorse del cristianesimo, una sorta di genie du Christianisme, senza passare per quelle vie.
Per lo più si tratterà di valori condivisi e condivisibili. E quindi, come dicono gli specialisti, di scovare una sorta di ideologia minimalista fatta di minimi comuni denominatori. La possibilità di mettere assieme cultura laica ed in linea di massima eterogenea e ideali cristiani corrisponde ad uno sforzo che trova da sempre molti sostenitori. Nei testi di letteratura ad esempio, latina e romanza, per quel che ne so, si è puntato frequentemente ad individuare una possibile linea di continuità ed alle relative cesure tra il cristiano e il resto. Da qui le operazioni di cui a volte abbiamo già dato conto, immaginando legami tra Virgilio, le sue Egloghe e il cristianesimo delle origini. O tra Seneca, l’epistolario dedicato a Lucilio e la dottrina di Paolo. Insomma, tutte dinamiche peraltro arcinote. E tutte frutto di questa volontà di non disperdere, non spazzare via, ciò che la fede cristiana sembrava invece volere a piè pari saltare.
Gli integralisti, quelli che anche della cultura classica, “pagana”, avrebbero volentieri fatto a meno (e tanti sono pure oggi tra coloro che per “docta ignorantia” intendono una sorta di tabula rasa con cui passar su tutto quello che cristiano non si direbbe) sono sempre esistiti.
Così, come specie di recente, i valori ritenuti condivisi e quelli non negoziabili, laddove si lascia intendere che su altri ci si può confrontare, sono oggetto di contestazione da parte di coloro che si sentono, beati loro, nudi e puri.
Al di là della mia personale ricerca del libro di François Jullienn, che è andata com’è andata, in libreria; in un ampio settore dedicato a spiritualità e religioni, mi sono messo così per curiosità a “censire” gli innumerevoli titoli dedicati alla biografia di Francesco d’Assisi: da Cardini a Le Goff, da Frugoni a Cantalamessa. Un numero infinito, soprattutto considerando il numero di secoli trascorso nel frattempo.
Neanche il pur gettonatissimo e popolare san Padre Pio da Pietrelcina riesce a stargli dietro, pur essendo morto appena cinquant’anni fa. E nonostante il buon numero di figli spirituali ancora in vita ed attivi. Il che si commenta da sé. Una hit parade delle biografie dei santi non credo sia mai stata pubblicata.
Francesco inteso dunque come risorsa egli stesso, e inesauribile, anche per l’editoria. Senza contare edizioni diverse e disparate di Fioretti, di detti, di riflessioni, di commenti. Le biografie va da sé che non siano tutte uguali e infatti si concentrano ciascuna su di un aspetto privilegiato dal curatore. Le Goff ad esempio sottolinea il legame del santo con la temperie spirituale in cui è collocato. Il legame con i movimenti pauperistici e con fenomeni che a noi possono sembrare marginali o invece essenziali a ricostruire la storia della lotta tra una almeno duplice interpretazione della chiesa: mondana e non, povera ed evangelica, come si dice. Con qualche forzatura. Quasi che Ubertino da Casale e Matteo d’Acquasparta fossero sempre tra noi, la vera essenza di una dialettica per molti aspetti irrisolta nell’alveo di una certa idea di Chiesa e di cristianesimo.
Nei fatti, l’editoria non sembra dar loro torto, esprimendo anche a questo modo quella che è una sensazione generale, o quanto meno diffusa. Che si pone la domanda su quale sia la parte da cui stare.
Francesco non è mai comodo, pur non essendo divisivo, tutt’altro! Eppure è strano che i suoi ammiratori siano lo specchio di una differenza tutt’altro che marginale tra coloro che si dicono di questo mondo e quelli che si ricordano di essere con più di un piede già fuori. E’ la sintesi come sempre la soluzione. Come se fosse semplice, del resto …